Quasi un bis di
quell’alba storica del 6 giugno 1944, illuminata da una pallida luna di fine
primavera. Prima della cerimonia ufficiale di ieri con il presidente americano
Barack Obama e gli altri capi di stato, il cielo azzurrissimo della Normandia è
tornato ad essere “invaso” da uno sciame di paracadutisti, che hanno toccato
terra sulle spiagge dorate della costa francese.
E a volare sulla costa,
come 70 anni fa, assieme ad altre centinaia di reduci, c’era anche l'ex
parà scozzese Jock Hutton, 89 anni, che intervistato dal Daily
Telegraph, ha ricordato: "Saltammo da oltre 150 metri e non
c'era quindi il tempo per aprire un paracadute di riserva. Se il principale non
si fosse aperto, buonanotte!".
Lo sbarco in Normandia,
nome in codice Operazione Overlord, segnò la svolta della seconda guerra
mondiale, portando alla liberazione dell’Europa dall’incubo nazista.
"La guerra si
giocherà sulle spiagge nel giorno più lungo", aveva previsto il
feldmaresciallo Erwin Rommel, uno dei più fini strateghi militari tedeschi, non
a caso definito la “volpe del deserto”, chiedendo di concentrare diverse
divisioni corazzate a difesa della costa. Adolf Hitler, che pure gli aveva
affidato il compito di fermare gli alleati sul "bagnasciuga", non
volle dargli ascolto. "Vengono a farsi divorare dal Grande Lupo",
aveva commentato beffardo.
L’Operazione Overland aveva preso le mosse il 14 gennaio 1943, alla Conferenza di Casablanca in Marocco, dove gli Alleati partorirono l’idea di un piano di liberazione dell'Europa nord-occidentale. Il comando strategico venne affidato al generale statunitense Dwight D. Eisenhower, detto Ike, futuro presidente Usa, e il comando delle truppe di terra al generale inglese Bernard Law Montgomery.
Il 6 giugno 1944 fu
davvero il giorno più lungo del conflitto, quello che gli americani chiamarono
il D-Day, dove D sta per decision.
Lo sbarco avvenne su un
fronte di 60 km, in cinque spiagge diverse. La scelta dei nomi in codice
delle spiagge fu affidata ai comandanti alleati. Gli americani scelsero un loro
stato (Utah) e una loro città (Omaha) di cui erano originari due sottufficiali.
Il generale britannico Montgomery propose due nomi di pesce: goldfish (pesce
rosso) e swordfish (pesce spada), poi abbreviati in Gold (oro) e Sword (spada).
Il tenente colonnello canadese Dawnay scelse Juno, il nome della moglie.
Fu la più grande
operazione militare di tutti i tempi. Gli alleati solo in quel giorno misero in
campo 155 mila soldati, con 1.200 navi da guerra, 4.120 mezzi da
sbarco, 950 carri armati e 13 mila aerei. A fronteggiarli trovarono
50 mila tedeschi, con 890 aerei, 21 navi, 127 carri armati, che si erano
preparati alla battaglia piantando i famosi “asparagi” di Rommel (pali alti e
acuminati, conficcati al suolo per sventare l’attacco dall’alto) e scavando
bunker e trincee nel cosiddetto Vallo atlantico, il sistema di fortificazioni
naziste che dalla Norvegia arrivava fino a Bordeaux.
L'annuncio dello
sbarco venne dato alla resistenza francese il girono prima, con una frase
in codice trasmessa da Radio Londra, utilizzando i primi versi della poesia
"Chanson d'automne" di Paul Verlaine.
L’operazione iniziò in
coincidenza con l’arrivo dell’alta marea. Toccò prima ai paracadutisti, con
l’obiettivo di conquistare i ponti e altri punti strategici in territorio
nemico. Poi fu la volta dei mezzi da sbarco. Sulle spiagge di Sword, Juno, Gold
e Utah (dove combatté anche Jerome David Salinger, il futuro autore de Il
giovane Holden) gli alleati ebbero vita facile. A Omaha Beach, invece, chiamata
poi la “spiaggia dell'inferno”, la resistenza tedesca fu sanguinosa. La Big Red
One, la prima divisione dei marines, venne decimata.
Nei 76 giorni successivi
di guerra gli alleati persero 70.000 soldati mentre i tedeschi ebbero 200.000
morti e 200.000 prigionieri. Il 26 agosto 1944, dopo due mesi e mezzo di
battaglie attraverso la Francia, le forze anglo-americane liberavano Parigi.
Oggi questo tratto di
splendida costa, chiamato Côte de Nacre, ovvero di madreperla,
conserva le tracce della battaglia, con i buchi lasciati dai bombardamenti e
cimiteri e musei di guerra visitati da turisti di tutto il mondo che
testimoniano l’orrore che qui si è consumato.
Lo sbarco in Normandia è
stato raccontato da Ernest Hemingway, intrepido cronista al seguito delle
truppe americane, e fotografato da Robert Capa e ha ispirato film e canzoni:
dalla pellicola premio Oscar di Steven Spielberg “Salvate il soldato Ryan”
(1998) alla serie tv “Band of brothers” (2001), fino alla hit del gruppo
heavy metal britannico Iron Made “The Longest Day” (2006).
Ma pochi sanno che in
quei giorni in Normandia c’erano anche diversi italiani, come ha ricostruito
qualche anno fa il documentario “D-Day - Lo sbarco in Normandia. Noi italiani
c'eravamo” (2009) diretto da Mauro Vittorio Quattrina. Tra di loro c’erano
internati militari che scelsero con dignità e coraggio di non aderire alla
Repubblica Sociale e furono costretti ai lavori forzati dai tedeschi ma anche
italiani che fecero la scelta opposta e si arruolarono nella Wehrmacht e nella
Luftwaffe e furono impiegati nelle batterie antiaeree.
(Il Mattino, 7 giugno 2014)
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