C’è speranza che nel
mondo arabo, e in particolare tra i palestinesi, maturi davvero la
consapevolezza dell’orrore della Shoah? Oppure le aperture di Abu Mazen, che a
fine aprile ha definito l’Olocausto
come «il crimine più odioso contro l’umanità avvenuto nell’era moderna»,
manifestando «simpatia e solidarietà alle famiglie delle vittime innocenti
uccise dai nazisti», rischiano di essere
vuota propaganda?
Molto dipenderà anche da
come il sistema scolastico arabo recepirà questa svolta. I primi segnali non mi
sembrano positivi. Il professore universitario palestinese Mohammed S. Dajani
Daoudi che a marzo aveva portato i suoi studenti ad Auschwitz, in un viaggio
che era parte di un progetto in collaborazione con una università israeliana e
una tedesca, ha dovuto lasciare l’università di Al Quds.
(L'Unione Informa e Moked.it del 17 giugno 2014)
Dajani è stato accusato
infatti di essere un traditore e un collaboratore di Israele e di «fare il
lavaggio del cervello ai palestinesi cercando di cambiarne la mentalità
attraverso l'insegnamento di grandi bugie e macchinazioni come l'Olocausto e la
sofferenza degli ebrei». E quando in tutta risposta il coraggioso professore ha
presentato le dimissioni dall’ateneo, in segno di protesta e per difendere la
libertà accademica, il presidente dell’università ha colto la palla al balzo,
accettando le sue dimissioni e rifiutando di esprimergli la solidarietà.
L’episodio suscita due
riflessioni. La prima negativa, e cioè che in quel mondo i pregiudizi verso gli
ebrei restano fortissimi. La seconda positiva, ovvero che anche tra i
palestinesi c’è chi cerca la verità e il dialogo (le motivazioni del viaggio ad
Auschwitz, ha spiegato Dajani, erano quelle di spingere i suoi studenti ad un processo
di tolleranza ed empatia verso l’altro, il «nemico» israeliano, che doveva
necessariamente partire «anche dalla comprensione dell’Olocausto»).
Forse un’idea per
aiutare questo processo di consapevolezza, potrebbe essere quella di far
conoscere le figure di muslims (musulmani) che in quel terribile periodo, in particolare in Turchia, salvarono vite di ebrei, essendo riconosciuti come Giusti fra le Nazioni. A testimonianza che siamo tutti fratelli su questo pianeta, ovviamente ciascuno con le proprie diversità.
(L'Unione Informa e Moked.it del 17 giugno 2014)
Nessun commento:
Posta un commento