Giuseppe Montezemolo |
E' stato un "grande giorno", per ebrei e cattolici. Così diversi familiari delle vittime dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, avvenuto nel marzo del 1944, hanno commentato la visita di papa Benedetto XVI nel luogo in cui avvenne la tragedia. "Una grande emozione - ha detto uno di loro - vedere il papa qui. Per noi è un grande giorno che non dimenticheremo facilmente". "Le Fosse Ardeatine sono un luogo di memoria condivisa e dolorosa per tutti, in particolare per i cittadini romani'', ha detto il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni a conclusione della visita del papa Benedetto XVI alle Fosse Ardeatine. ''Qui sono morti 76 ebrei - ha aggiunto - ma la maggioranza delle vittime sono di fede cristiana. L'incontro ha perciò un significato del tutto particolare: questo e' il luogo in cui noi veniamo a condividere un triste ricordo e una memoria spaventosa".
"Questa visita - ha affermato la presidente dell'Associazione nazionale tra le famiglie dei martiri caduti per la libertà della Patria Rosina Stame, nonché figlia di Nicola Ugo Stame, ucciso il 24 marzo di 67 anni fa alle Fosse Ardeatine - è stata voluta, desiderata perché cerchiamo un po' di forza morale dalla religione e dalle fede. Abbiamo un compito doveroso ed impegnativo: quello di accompagnare le persone, e soprattutto i giovani, nel percorso della memoria storica". ''Dobbiamo essere gli eredi di coloro che hanno dato il massimo - ha concluso - essere degni di loro. Se non si rafforzano e si stabilizzano quei valori non si può andare avanti".Benedetto XVI è stato in visita al Sacrario delle Fosse Ardeatine su invito dell'Anfim nel sessantasettesimo anniversario dell'eccidio. Ad accogliere il papa, oltre al rabbino capo della Comunità ebraica di Roma rav Riccardo Di Segni, anche il cardinale Agostino Vallini, vicario generale per la diocesi di Roma; il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo (figlio del Colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, capo della Resistenza militare a Roma e in Italia, caduto nella strage nazista del 24 marzo 1944 che fece 335 vittime); il generale Vittorio Barbato, Commissario generale per le onoranze ai caduti in guerra; il capitano Francesco Sardone, direttore del mausoleo. Il papa ha deposto un cesto di fiori davanti alla lapide che ricorda l'eccidio, quindi attraversa le grotte e raggiunge l'interno del sacrario, inginocchiandosi davanti alle tombe. Successivamente Benedetto XVI e rav Di Segni hanno recitato una preghiera per i defunti.
Nel suo breve discorso, il Papa ha citato una scritta incisa sulla parete di una cella di tortura, in Via Tasso, a Roma, durante l'occupazione nazista: "Credo in Dio e nell'Italia, credo nella risurrezione, dei martiri e degli eroi, credo nella rinascita, della patria e nella liberta; del popolo". "Queste parole - ha commentato - sono il testamento di una persona ignota, che in quella cella fu imprigionata, e dimostrano che lo spirito umano rimane libero anche nelle condizioni più dure".
Poi ha letto il testo di "un foglio di carta" trovato sulla salma di un caduto delle Ardeatine: ''Dio mio grande Padre noi preghiamo affiché tu possa proteggere gli ebrei dalla barbarie delle persecuzioni".
Le tre tombe dei caduti alle Ardeatine presso le quali il Papa ha sostato prima di inginocchiarsi a pregare sono quella del colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, quella del sacerdote don Pietro Pappagallo e quella di Alberto Funaro, zio dell'omonimo rabbino romano presente oggi al sacrario. Il rabbino Funaro, presente oggi alle celebrazioni con il rav Di Segni, ha perso due familiari alle Ardeatine e una ventina ad Auschwitz. Sul libro dei visitatori illustri Benedetto XVI ha citato il Salmo 23 ("Non avrò paura perché tu sei con me") una frase dallo stesso testo che aveva letto in italiano pregando con rav Di Segni davanti alle tombe delle vittime.
"E’ la prima volta che mi capita di andare alle Fosse Ardeatine al seguito di un Papa, dunque questa visita non poteva che commuovermi. Mi ha ricordato il dolore, ma anche una pagina della storia che oramai è una pagina per tutti, non solo per noi familiari di quanti sono stati trucidati il 24 marzo del 1944. E’ una pagina della storia che ha un suo significato, è un ricordo, ma che ci ha lasciato anche un insegnamento", ha affermato il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo. "Ogni anno, ricordare questo giorno non è altro che ricordare il sacrificio di mio padre, sacrificio di cui mio padre era cosciente. Sapeva bene a cosa andava incontro quando aderì alla resistenza. Ha voluto farlo per il sentimento di fede che nutriva nei confronti della patria, per i valori in cui credeva e che con quel gesto ha ancora di più trasmesso a noi e a tutti".
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