mercoledì 29 febbraio 2012

Banca della Memoria ebraica a Roma

La storia di una generazione che ce l'ha fatta guidando il riscatto di una realtà chiamata ad emergere dalla devastazione e a scrivere un nuovo capitolo della sua appassionante e plurimillenaria vicenda. 
È stata presentata al centro Il Pitigliani, davanti ad un pubblico folto e partecipe, la prima banca della memoria ebraica. Un inedito progetto web dedicato alla Comunità di Roma, realizzato dal Centro di Cultura Ebraica con i fondi dell'Otto per Mille dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che è finalizzato a ricostruire, attraverso le parole di alcuni protagonisti di vita comunitaria, i passaggi più significativi vissuti dall'ebraismo capitolino dai giorni della Liberazione ai primi anni Ottanta. Politici, rabbini, intellettuali, artisti e giornalisti: le testimonianze di chi ha contribuito alla rinascita, ora consultabili sul sito www.memoriebraiche.it, si snodano lungo un percorso di reminiscenze individuali e collettive.
Dal commovente incontro con i soldati della Brigata Ebraica nelle strade di una Roma finalmente affrancanta dal regime all'apertura dei primi circoli giovanili postbellici, dal terribile attentato costato la vita al piccolo Stefano Gay Taché alla storica visita di papa Giovanni Paolo II al Tempio Maggiore. “L'idea di dare vita a questo progetto – spiega Miriam Haiun, direttrice del Centro di Cultura – è partita un paio di anni fa con la pubblicazione di un libro dedicato a Pacifico Di Consiglio e alla sua opera organizzativa di un apparato di sicurezza interno alla Comunità. La sua intervista è servita da stimolo a porci la seguente domanda: perché non dare voce anche a tutti gli altri che hanno avuto un ruolo nella ricostruzione?”.
Presentava la serata, scandita lungo l'alternanza tra 'parole vive' dei relatori e proiezione di estratti di alcuni tra i molti filmati già consultabili sul web, lo storico e direttore scientifico del Museo della Shoah Marcello Pezzetti. In apertura il saluto di Renzo Gattegna, presidente UCEI, che si è soffermato sull'importanza di arricchire il sito con sempre più notizie da sottoporre a un proficuo lavoro di confronto e di rielaborazione. Dal leader degli ebrei italiani, pubblicamente complimentatosi con i responsabili per l'alto valore documentale dell'iniziativa, l'invito a scavare in quelle 'zone d'ombra' che ancora esistono e sulle quali occorre far luce per dare un quadro “onesto e approfondito della nostra storia di ebrei romani”. L'eredità di voci, aneddoti e immagini da consegnare alle nuove generazioni ha commosso Riccardo Pacifici, presidente della Comunità di Roma. Nelle sue parole l'omaggio ai soldati della Brigata Ebraica, primo simbolo della rinascita dopo il dramma della Shoah, e agli ebrei di Libia giunti nella Capitale sulla scia delle persecuzioni antisemite perpetrate nei paesi arabi in seguito alla Guerra dei Sei Giorni. “Il loro inglobamento è stata una immensa fortuna per la nostra Comunità” dice Pacifici ricordando l'apporto fondamentale dato non solo dal punto di vista demografico ma anche e soprattutto nell'osservanza e nella 'vita ebraica' di tutti i giorni. Tra gli altri lo applaude Shalom Tesciuba, storico leader della comunità libica di Roma, che è seduto in prima fila e che in seguito interverrà con una breve riflessione dedicata a questo argomento. Da Giuseppe Battaglia, intervenuto in rappresentanza del presidente Nicola Zingaretti, arriva poi la piena disponibilità a condividere la piattaforma della Banca della Memoria della Provincia di Roma, giunta quest'anno alla terza edizione, affinché i due archivi telematici possano dialogare tra loro. Auspicio condiviso da Micaela Procaccia, soprintendente all'Archivio di Stato, che si augura che questo possa essere soltanto l'inizio di un percorso di ricerca per entrare in una rete di raccolta “che coinvolga tutte le memorie cittadine”. Un percorso che sia sì di raccolta ma anche di analisi, suggerisce poi lo storico della memoria Sandro Portelli, per raccontare in tutti gli aspetti anche più reconditi le molteplici sfaccettature una realtà paradigmatica in Europa e nel mondo. A testimoniarlo Hahle Badrnejad-Hahn, giovane ricercatrice tedesca che proprio alla Comunità ebraica di Roma ha dedicato la sua tesi di dottorato all'Università di Monaco e che ieri, rivolgendosi alla densa platea presente, ha rinnovato l'invito del presidente Gattegna a scavare ancora più in profondità nelle cosiddette 'zone d'ombra'. “Trovo che questo sia un progetto straordinario e di grande valore. L'obiettivo della nostra generazione, una generazione di transizione – spiega infine il giornalista Maurizio Molinari in collegamento da New York – è quello di conservare la memoria della generazione dei 'giganti' della ricostruzione. Affinché questa memoria sia conservata in tutti i suoi tasselli ognuno di noi ha una responsabilità diversa. Per garantire il successo dell'iniziativa tutti noi, portatori di un'identità unica nell'ebraismo mondiale, siamo quindi chiamati a fare qualcosa. A partire da cose semplici come frugare nei cassetti e negli armadi a caccia di ricordi. Il mio auspicio è che questo venga fatto anche in altre comunità così da mettere in piedi un lavoro non solo romano ma anche nazionale”.
Adam Smulevich

(L’Unione informa, 20 febbraio 2012)

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