martedì 4 febbraio 2014

Storie - Via Gaetano Azzariti

di Mario Avagliano

Nel dopoguerra molti dei protagonisti delle leggi razziste del 1938 e dell’apparato di propaganda e di applicazione delle misure discriminatorie nei confronti degli ebrei sono rimasti al loro posto o addirittura hanno fatto carriera, senza alcuna abiura del loro passato scomodo.

Uno dei casi più clamorosi è quello del giurista napoletano Gaetano Azzariti, nominato dal regime fascista presidente del Tribunale della Razza. Dopo la liberazione, Azzariti non solo attraversò indenne il cambio di guardia, diventando ministro della Giustizia del governo Badoglio e addirittura riciclandosi come consigliere dei ministri Togliatti e Parri nella commissione di epurazione, ma fu anche insignito della gran croce al merito della Repubblica italiana, fu nominato presidente della Corte Costituzionale e, dopo la morte, si vide intitolare nel 1970 una strada nella sua città natale e dedicare un busto bronzeo nell’anticamera della stessa Consulta. Una decina di giorni fa lo studioso e scrittore Nico Pirozzi, autore di vari libri sulla Shoah, ha chiesto dalle colonne de “Il Mattino” al sindaco di Napoli il cambio del nome della strada, considerando tale intitolazione offensiva nei confronti della «città delle Quattro Giornate, la città che per prima imbracciò le armi contro l’occupazione nazista, la città che con la sua insurrezione impedì che fosse portata a termine la prima retata contro gli ebrei in Italia». La sua richiesta, subito fatta propria da cittadini, intellettuali, studiosi e giornalisti (tra i quali Gian Antonio Stella, che ne ha scritto sul Corriere della Sera, e Daniele Coppin, dell’Associazione Italia-Israele, che ha subito lanciato una petizione on line), è stata accolta dal comune di Napoli, come ha dichiarato l’assessore Nino Daniele. L’amara considerazione è che ci si accorge di tutto questo solo a distanza di 75 anni e solo grazie alla meritoria iniziativa di singoli. Basta digitare su google alcuni nomi di persone che in quegli anni tristi si dichiararono “di pura razza italiana” e contribuirono fattivamente alla persecuzione degli ebrei, per rendersi conto che l’Italia continua ad avere strade dedicate agli estensori del manifesto della razza (via Nicola Pende a Bari e via Arturo Donaggio a Roma) e al fondatore e direttore del settimanale "La difesa della razza" (via Telesio Interlandi a Castellammare del Golfo). A quando il cambio di nome di queste strade? E quando faremo i conti con la nostra storia rimossa?




(L'Unione Informa e Moked.it del 4 febbraio 2014)

1 commento:

  1. A pagina 160 della guida a Sicilia e Isole Minori del Touring Club Italiano del 1937, si legge:

    "Autovett. da noleggio a Castellammare: Navetta Antonino, via Interlandi 35"

    Mi pare chiaro che l'Interlandi di Castellammare del Golfo non sia Telesio, ma probabilmente o il Pompeo Interlandi e Sirugo principe di Bellaprima (1811-1866) citato da Camillo Galante, o il Mario Landolina e Interlandi (1823-1896), deputato nell'XI legislatura (1870-1874), sindaco di Siracusa (1895-1896), citato da me precedentemente, o di altri membri della famiglia Interlandi oggi piú o meno noti (da una veloce ricerca ho trovato un altro Cav. Interlandi sindato di Siracusa nel 1839).

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