Quando ha gettato l’áncora in una
terra rigorosamente non bagnata dal mare, Giampaolo Falciai deve aver comunque
continuato a sentire la brezza degli avventurosi anni che hanno segnato la sua
vita di marinaio. Così è nato questo “Il diario dell’ammiraglio” (Albatros, pp.
129, euro 13.90) che, dunque non per caso, parte proprio da una dimora in
terraferma, il casale in Umbria e, soprattutto, dalla curiosità di un bambino.
E’ il nipotino ad aprire la breccia, rimasto a bocca aperta di fronte alle foto
del nonno sul ponte di navi guerresche e al fascino del sestante e di un
modellino di veliero trovato a Rodi, ben sistemati nello studio. Poi,
sfogliando l’album delle fotografie mostrate con un giustificata soddisfazione
mista a sana auto ironia, Giampaolo Falciai evidentemente prende, proprio in
quel momento, carta e penna.
Più che memorie, appunto, un agile
diario di bordo da ripercorrere con quella nostalgia di chi ha vissuto
intensamente e sa vedere distintamente da lontano ciò che è stato. Il giro del
mondo, perché di questo si tratta, inizia da giovane cadetto in servizio
sull’incrociatore Montecuccoli diretto in Australia dove si sarebbero svolte le
Olimpiadi, con a bordo la squadra di canottaggio azzurra al gran completo. E
allora ecco palesarsi agli occhi di un promettente ufficiale luoghi da sogno
che, per questo, assurgono a veri e proprio capitoli all’interno del libro:
Suez, Aden, Bombay, Giacarta, Fiji, Pago Pago... A questo punto l’autore torna
all’incontro “fatale” con il nipote che riteneva potesse essere soddisfatto da
quei racconti alla Salgari. Invece ecco arrivare la domanda che non ti aspetti:
“Nonno, ma in Accademia cosa facevi’”.
E allora ecco che l’ammiraglio torna
ad indossare i panni del cadetto alle prime emozionanti manovre prima
nell’interrato Brigantino e poi nella magnifica nave scuola Amerigo Vespucci
dove, oltre alle prime verifiche della missione in mare, a occupare la mente
del giovane Falciai c’era una ragazza conosciuta a Firenze e lasciata con la
promessa di un pronto ritorno. Per tenere il legame, il marinaio si impegnò a
scrivere una lettera per ogni porto in cui la Vespecci avrebbe attraccato.
Così, per la prima e unica volta, il diario di bordo personale che avrebbe
accompagnato per trent’anni l’ammiraglio, restò quella volta desolatamente
vuoto. Della giovane fiorentina, idealizzata in debita proprorzione rispetto a
quella prima esperienza in mare, non resta traccia né nel libro di Falciai, né
nella sua vita attuale; ma è una parentesi intima e lieve nel racconto che ti
invita ad andare avanti nella lettura che peraltro scorre veloce dritta verso
un approdo certo: la vita piena di emozioni di chi l’ha trascorsa convintamente
governando le tempestose acque di un’esistenza capace di lasciaer una traccia.
Meglio, una scia.
(Corriere dell’Umbria del 30 gennaio 2012)
L'ammiraglio Falciai è stato il mio Comandante sull'incrociatore DUILIO nel 1983.... quanti ricordi mi legano a quest'Uomo,pur non avendone mai avuto il contatto diretto !!! Una meravigliosa crociera d'istruzione in Nord Europa, ricordi bellissimi che fanno parte del bagaglio della mia vita... Ai suoi ordini, Comandante !!! NOMEN NUMEN !!!
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