di Francesco Lucrezi
L‘8
settembre 1943, com’è noto, l’armistizio di Cassibile segnava uno
spartiacque definitivo nella storia d’Italia, ponendo fine - certamente,
in modo non particolarmente glorioso e onorevole - alla sciagurata
alleanza tra il Regno e il Terzo Reich. Da quel momento, la tragedia
della guerra sarebbe proseguita lungo un nuovo tragitto, segnato dal
sollevamento della popolazione contro l’ex alleato, dalla feroce
vendetta nazista, dalla tragica divisione in due del Paese, dalla
Resistenza. Pochi, però, sanno che il vero spartiacque andrebbe fissato
due giorni prima, il 6 settembre, una data che meriterebbe anch’essa di
essere registrata nei libri di storia, come, auspicabilmente, avverrà.
In tale giorno, infatti, un reparto militare tedesco, in fuga dalla Calabria, si lasciò andare a episodi di razzia e di saccheggio in un albergo nei pressi di Catanzaro, depredando i cittadini ivi rifugiati dei loro averi. Segnalata la cosa all’esercito italiano, stanziato nei pressi, un coraggioso colonnello, Francesco Magistri, decise di intervenire in difesa dei civili, contro il potente e temibile alleato, recandosi sul posto con un drappello di soldati. Tra questi, il sergente, tiratore scelto Giuseppe Antonello Leone, nativo di Francavilla Irpina, già conosciuto e apprezzato - insieme alla moglie, Maria Padula - come pittore di talento. Sfruttando al meglio le sue doti naturali, insieme, di tiratore e di artista - fermezza della mano, acutezza dello sguardo, precisione - il giovane Leone neutralizzò i soldati tedeschi, colpendoli in parti non vitali del corpo, riuscendo così a determinarne la resa, pur senza provocarne la morte.
In tale giorno, infatti, un reparto militare tedesco, in fuga dalla Calabria, si lasciò andare a episodi di razzia e di saccheggio in un albergo nei pressi di Catanzaro, depredando i cittadini ivi rifugiati dei loro averi. Segnalata la cosa all’esercito italiano, stanziato nei pressi, un coraggioso colonnello, Francesco Magistri, decise di intervenire in difesa dei civili, contro il potente e temibile alleato, recandosi sul posto con un drappello di soldati. Tra questi, il sergente, tiratore scelto Giuseppe Antonello Leone, nativo di Francavilla Irpina, già conosciuto e apprezzato - insieme alla moglie, Maria Padula - come pittore di talento. Sfruttando al meglio le sue doti naturali, insieme, di tiratore e di artista - fermezza della mano, acutezza dello sguardo, precisione - il giovane Leone neutralizzò i soldati tedeschi, colpendoli in parti non vitali del corpo, riuscendo così a determinarne la resa, pur senza provocarne la morte.
L’episodio
- ampiamente documentato - non è finora uscito dalla schiera dei
familiari e dei più intimi amici del protagonista, essenzialmente in
ragione della sua naturale ritrosia (le poche volte che ha raccontato
del fatto, lo ha sempre fatto con grande “nonchalance” e umiltà -
richiamando, in ciò, l’atteggiamento di un altro grande eroe silenzioso,
Giorgio Perlasca -, come un semplice atto di adempimento del proprio
dovere), ma anche perché, negli anni successivi, la fama di Leone si è
andata sempre più consolidando su un altro terreno, quello artistico,
fino a renderlo un pittore e scultore tra i più celebrati della scena
internazionale.
Ma, in occasione del 95esimo compleanno del Maestro, caduto lo scorso venerdì 6 luglio, la città di Napoli - dove l’artista, nel dopoguerra, ha scelto di vivere -, nel rendere omaggio alla sua figura, ha ritenuto di tributare il dovuto riconoscimento anche al nobile e coraggioso gesto da lui compiuto in quel lontano 6 settembre: e, in una solenne cerimonia, significativamente intitolata “Arte, libertà, resistenza”, svolta presso il Comune, il Presidente dell’Istituto Campano per la Storia della Resistenza, Guido D’Agostino, ha illustrato ai presenti l’importanza dell’episodio, e il Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha insignito il Maestro della cittadinanza onoraria, esprimendogli l’ammirazione e i ringraziamenti di tutta la città.
Quel
6 settembre gli ebrei italiani erano ancora dei cittadini di ultima
classe, privi di quasi tutti i diritti, alla mercé della furia dei
carnefici nazisti. Molto sangue avrebbe dovuto ancora essere versato
prima che tale ingiuria venisse cancellata, e in Italia tornassero i
valori del diritto, della civiltà, dell’uguaglianza. E’ vero che
l’interpretazione di questi valori non appare mai univoca, e che neanche
al giorno d’oggi essi possono dirsi definitivamente acquisiti. Ma quel
che appare certo e indiscutibile è che nessun discorso, in tema di
libertà, avrebbe mai potuto neanche essere iniziato, senza
l’abbattimento della tirannide nazifascista. I primi colpi di fucile
contro quella tirannia furono sparati, da un
soldato dell’esercito regolare italiano, il 6 settembre del 1943. Quel
giorno segna l’inizio della fine, e quel tiratore scelto merita la
gratitudine non solo della sua città, ma di tutto il Paese, tanto da
rendere necessario e urgente - come ci sentiamo di chiedere alle
Autorità competenti - il conferimento a Giuseppe Antonello Leone della
medaglia d’oro al valore militare.Ma, in occasione del 95esimo compleanno del Maestro, caduto lo scorso venerdì 6 luglio, la città di Napoli - dove l’artista, nel dopoguerra, ha scelto di vivere -, nel rendere omaggio alla sua figura, ha ritenuto di tributare il dovuto riconoscimento anche al nobile e coraggioso gesto da lui compiuto in quel lontano 6 settembre: e, in una solenne cerimonia, significativamente intitolata “Arte, libertà, resistenza”, svolta presso il Comune, il Presidente dell’Istituto Campano per la Storia della Resistenza, Guido D’Agostino, ha illustrato ai presenti l’importanza dell’episodio, e il Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha insignito il Maestro della cittadinanza onoraria, esprimendogli l’ammirazione e i ringraziamenti di tutta la città.
(L’Unione Informa, 11 luglio 2012)
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