Militante fascista fin dalla giovanissima età, con una spiccata predilezione per l'azione più che per la discussione teorica, Stefano Delle Chiaie, discusso e controverso leader storico di Avanguardia Nazionale, ha segnato trent'anni di battaglia politica, nel nostro Paese e non solo.
Accusato
dei peggiori crimini, piazza Fontana compresa, e ricercato dalle
polizie di mezzo mondo, il suo nome è stato associato ad alcuni dei
fatti più cruenti e misteriosi del passato recente dell’Italia. Nel
libro autobiografico L’Aquila e il condor (Sperling
& Kupfer), Delle Chiaie - con l’aiuto di un grande esperto del
terrorismo e della storia del fascismo del valore di Massimiliano
Griner, oltre che di Umberto Berlenghini - ha scelto di fornire la sua
versione di quel periodo, che spesso contraddice i resoconti di altri
testimoni.
Il
suo racconto, che parte dagli inizi nel Msi degli anni Cinquanta e
arriva fino agli anni Novanta, getta nuova luce su alcuni degli episodi
più discussi degli Anni di piombo: come il golpe Borghese, la
strage del 12 dicembre 1969, i fatti di Reggio Calabria, il presunto
piano dei servizi per sequestrare Aldo Moro, quattordici anni prima che
lo facessero le BR.
E
ancora, fuori dall'Italia durante gli anni di una lunga latitanza,
sulla sua attività di avventuriero politico - con ruoli di primo piano -
fra Sudamerica, Spagna, Angola e Portogallo, nel segno dell'utopia di
una "internazionale nera". Compresi i suoi rapporti con i dittatori
Franco, Pinochet e Peron.
Naturalmente
si tratta di una ricostruzione “di parte” e gli omissis pesano nel
racconto. Ma colpiscono nel libro diversi aspetti.
1.
La presenza dei servizi segreti (deviati o meno) in tutte le vicende di
quegli anni. Si badi bene: Delle Chiaie nega di essere stato un loro
strumento e di aver collaborato con loro (tranne rare eccezioni), ma fa
impressione quante volte, su sua stessa ammissione, sia stato contattato
o abbia avuto colloqui o rapporti con uomini dei servizi ed è davvero
buio lo scenario che viene fuori dalla lettura del libro sulle modalità e
le finalità in base alle quali si muovevano tali personaggi nella
politica e nel sottobosco della politica di quegli anni.
2. Delle Chiaie confessa di aver partecipato, almeno idealmente e a livello preparatorio, al golpe Borghese.
3.
Anche avendone già cognizione, è interessante il ritratto del Movimento
sociale italiano che traccia Delle Chiaie: un partito sempre sospeso e
in bilico sul filo dell’illegalità, tra tentazioni rivoluzionarie, nostalgie fasciste e azione istituzionale.
4.
Pur avendo consapevolezza di quanti danni abbia fatto il clima di
guerra fredda, sorprende il ruolo svolto in quegli anni e la facilità di
movimento e di rapporti da parte di personaggi già fortemente
compromessi con il fascismo all’epoca della Repubblica Sociale o
addirittura di ex gerarchi nazisti tedeschi.
In
conclusione, si tratta di un’autobiografia che, in quanto tale, non ha
pretese di lavoro scientifico o storiografico, e di certo non dice tutto
sui cosiddetti misteri della Repubblica né costituisce la “verità
rivelata”. Ma sicuramente è un documento importante che fornisce utili
informazioni ed elementi spesso inediti sul clima politico del primo
trentennio repubblicano, sul carattere dei personaggi, sulle mentalità
dei protagonisti. Un libro quindi che serve a comprendere meglio e dal
di dentro la storia del Msi e la realtà dell’estremismo di destra. Mettendo a fuoco un’epoca, quella del terrorismo nero e rosso e della
violenza politica, che speriamo sia definitivamente alle nostre spalle.
L'aquila e il condor
di Stefano Delle Chiaie, Massimiliano Griner, Umberto Berlenghini
pp. 352, € 18,50
con postfazione di Luca Telese
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