martedì 30 ottobre 2012

Storie – La marcia su Roma e il mito del buon fascismo

di Mario Avagliano
Che strano Paese senza memoria è il nostro. Due giorni fa, il 28 ottobre, si sono tenute in varie parti d’Italia (da Perugia alla Lombardia, passando per Predappio) manifestazioni celebrative dei novant’anni della sciagurata marcia su Roma del 1922, che aprì la strada al ventennio fascista e alla soppressione delle libertà civili. Ad Affile, nel Lazio, è stato innalzato con i finanziamenti della Regione un mausoleo a Rodolfo Graziani, ministro della guerra di quella Repubblica Sociale che combatté contro partigiani e alleati e diede la caccia agli ebrei. Un uomo che fu processato e condannato per collaborazionismo con i nazisti e fu incluso dall’Onu nell’elenco dei criminali di guerra per l’uso dei gas tossici in Etiopia.
A Roma i gruppi di estrema destra hanno organizzato al Campidoglio convegni su personaggi della Repubblica Sociale e blitz nei licei al grido di “Viva il duce!”.  A Castellafiume, in provincia dell’Aquila, è stata dedicata una strada a Cornelio Di Marzio, «scrittore e poeta» si legge nella targa, che omette però di ricordare che costui nel 1920 fondò i primi fasci nella Marsica, fu il segretario politico del fascio di Avezzano e della federazione fascista marsicana e poi divenne segretario generale dei Fasci all'estero e membro del Gran Consiglio del Fascismo, della direzione del PNF e console della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale. Negli istituti superiori di tutta Italia proliferano i gruppi che si richiamano, apertamente o velatamente, al neofascismo, con tanto di profili su Facebook che vantano migliaia di contatti. Appena qualche mese fa a Giulino di Mezzegra, in provincia di Como, dove Benito Mussolini e Claretta Petacci vennero fucilati 67 anni fa, l’Unione nazionale combattenti della Repubblica sociale italiana ha organizzato un corteo che si è recato alla casa dove il duce e la sua amante avevano trascorso l’ultima notte, per affiggervi una lapide. Solo folklore? Di fronte a tanti segnali convergenti, è difficile non essere preoccupati. La sensazione è che la discutibile opera di riscrittura politica della storia nazionale avviata negli anni Novanta, tesa a rivalutare il fascismo e Salò, a ridimensionare le responsabilità italiane nella persecuzione degli ebrei e a denigrare la Resistenza e la Costituzione repubblicana, abbia prodotto gravissimi danni culturali nel comune sentire, ai quali non sarà facile rimediare. E la crisi economica internazionale fa il resto, dando fiato agli estremismi.
(L'Unione Informa, 30 ottobre 2012)

1 commento:

  1. E' vero Mario la crisi economica soffia sul fuoco dei nazionalismi e degli estremismi e tanti segnali inquietanti sembrano riportarci indietro di decenni chiedendoci come sia possibile dimenticare. Non abbiamo memoria perché non conosciamo la nostra storia. Abito in una città di fondazione, Aprilia e nel 2005 qualcuno ebbe la brillante idea di commemorare in chiesa, proprio il 25 aprile, Benito Mussolini. Solo facendo una martellante campagna di stampa riuscimmo ad evitare che quell'evento avesse il patrocinio del comune e che la cerimonia fosse officiata da un prete della curia di Albano. Il vescovo addirittura vietò ai parroci di celebrare quella messa. La celebrazione avvenne lo stesso in una vecchia chiesa sconsacrata e ad opera di un cappellano militare. Chi si oppose a quella messa, quel giorno, davanti a tanti nostalgici col fascio littorio cucito sul cuore fu rimproverato di non avere memoria. Già come se la memoria fosse un'opinione.

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