di Mario Avagliano
«Quasi sempre all’inizio della sequenza del ricordo sta il treno che ha segnato la partenza verso l’ignoto […] Non c’è diario o racconto, fra i molti nostri, in cui non compaia il treno, il vagone piombato, trasformato da veicolo commerciale in prigione ambulante o addirittura in strumento di morte». Così scrive Primo Levi ne I sommersi e i salvati. E in effetti l’esperienza del viaggio costituisce una “stazione” fondamentale del processo di deportazione.
Mancava finora un libro che raccontasse dal di dentro questa tappa del calvario concentrazionario, che tra il 1943 e il 1945 interessò più di 30 mila italiani: uomini, donne, vecchi e bambini, che furono stipati su treni merci e carri bestiame e trasportati nei campi di concentramento del Terzo Reich. L’appassionante studio di Carlo Greppi, L’ultimo treno. Racconti del viaggio verso il lager (Donzelli, 281 pagine), che sarà presentato domani 28 novembre dall’Aned alla Libreria Feltrinelli di via Emanuele Orlando 78/81 a Roma, alle ore 18, ricostruisce proprio questa fase essenziale nell’esperienza dei deportati e nella memoria dei salvati, ripercorrendo le vicende di decine di comunità viaggianti, ebrei o deportati per motivi politici, attraverso le voci di 120 sopravvissuti.
Un’istantanea dell’Italia e della vita che si allontanano dalle feritoie dei vagoni piombati, di un abbraccio collettivo, di una mano tesa, di un sorriso, ma anche di gesti di codardia e di indifferenza o di sguardi che si distolgono. Il viaggio di andata, come scrive Carlo Greppi, «è il solo momento dell’esperienza concentrazionaria comune a tutti i deportati, vissuto dai salvati come dai sommersi». Un mosaico di emozioni, sensazioni, riflessioni. E un libro che, come scrive David Bidussa nell’introduzione, «ci costringe a misurarci con quel fatto e a valutarlo nella sua originalità e nella sua specificità».
(L'Unione Informa, 27 novembre 2012)
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