
I tempi felici non sono destinati a durare. Nel maggio del 1940 i tedeschi invadono l’Olanda e già a partire da agosto emanano le prime leggi contro gli ebrei. Due anni dopo, scatta l’imposizione di portare sugli abiti una stella di David gialla, con la scritta Jood, e la famiglia Schloss, come tante altre, decide di entrare in clandestinità. L’11 maggio 1944, però, giorno del suo quindicesimo compleanno, a causa di una delazione Eva viene arrestata dai nazisti assieme alla madre Fritzi e deportata ad Auschwitz. La sua salvezza è merito in parte del caso e in parte della forza di volontà della mamma, che nel lager lotta con tutte le sue forse per proteggerla. Quando nel gennaio del 1945 il campo viene liberato dall’Armata Rossa, Eva torna a casa con la madre e inizia la ricerca disperata del padre e del fratello maggiore Heinz, che purtroppo sono morti. Ad Amsterdam, però, il suo destino s’incrocia di nuovo con Anne Frank, o meglio con ìl padre di lei Otto, che intreccia una relazione sentimentale con la madre Fritzi, che poi sfocia nel 1953 nel matrimonio. Incredibilmente, quindi, la sua vita si lega di nuovo a quella ragazzina dai capelli scuri conosciuta anni prima. Nel 1986, trasferitasi a Londra da quarant’anni, Eva, che ha lavorato come fotografa professionista, usando all’inizio la Leica con cui Otto Frank aveva immortalato la sua Anne, all’inaugurazione di una mostra itinerante su Anne Frank per la prima volta racconta la sua storia. Da quel momento in poi diventa una Testimone e inizia a girare il mondo per far conoscere la sua esperienza, a cui è stata dedicata anche la pièce teatrale And They Came for Me: Remembering the World of Anne Frank.
(L'Unione Informa e moked.it del 22 ottobre 2013)
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