venerdì 18 marzo 2011

Hessel, l'ex partigiano che invita ad indignarsi: mio articolo sul Messaggero di oggi


Quando si dice la forza dell’indignazione. E’ sbarcato anche in Italia Indignatevi! (Add editore, pagine 62, euro 5), il best seller di Stéphane Hessel, ex partigiano francese di 93 anni, che traccia l’elogio della passione politica e invita i giovani ad indignarsi contro le ingiustizie del mondo e le storture della globalizzazione. Un libro che ha scosso la coscienza dei cugini d’oltralpe. Ed è diventato un caso editoriale senza precedenti. Un milione di copie vendute in appena quattro mesi, all’inizio grazie al semplice passaparola, senza sofisticate strategie di marketing.
Quando nella primavera del 2010, a Parigi, Sylvie Crossman e il suo compagno Jen-Pierre Barou, piccoli editori di Montpellier, misero in cantiere il saggio di Hessel, nell’ambito della collana Ceux qui marchent contre le vent (Quelli che camminano contro il vento), pensavano ad un omaggio al vecchio resistente e non si aspettavano un successo di tale portata.
Nato a Berlino nel 1917 da padre ebreo, immigrato in Francia a 18 anni, Hessel ha una storia straordinaria alle spalle. I genitori Franz e Helene furono i protagonisti del celebre triangolo amoroso raccontato da François Truffaut nel film-capolavoro Jules e Jim. Giovane studente, Stéphane nel 1941 raggiunse da Londra la Francia libera e si unì al generale De Gaulle, prendendo parte attiva alla Resistenza. Arrestato dai tedeschi, fu deportato nel lager di Buchenwald e il 4 aprile 1945 riuscì a scappare dal treno mentre veniva trasportato a Bergen-Belsen. Dopo la guerra entrò in diplomazia, occupandosi di diritti umani e diventando ambasciatore dell’Onu.  
Nel suo manifesto dell’indignazione l’ex partigiano, che ha infiammato la Francia ed è assurto ad icona della sinistra francese, denuncia il tradimento dei valori della Resistenza e sostiene che l’atteggiamento peggiore è l’indifferenza. Al contrario vi sono tanti motivi di ribellione contro “questa società dei sans papiers, delle espulsioni, del sospetto nei confronti degli immigrati, (…) che rimette in discussione le pensioni e le conquiste della Sécurité sociale (lo Stato Sociale), (…) in cui i media sono monopolio dei ricchi”. “Il divario tra i più poveri e i più ricchi non è mai stato così significativo, e mai la corsa al denaro, la competizione, erano state a tal punto incoraggiate”.
Il programma d’azione di Hessel predica la nonviolenza, sulle orme di Gandhi e di Nelson Mandela, e si articola intorno a due testi del passato. Le misure adottate in Francia nel 1944 dal Consiglio nazionale della Resistenza, che puntava alla “nascita di un’autentica democrazia economica e sociale”. E la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, alla cui redazione Hessel partecipò come capo di gabinetto di Henri Laugier, segretario generale aggiunto delle Nazioni Unite.
Le sue tesi hanno riscosso tanta attenzione da parte dei francesi che anche il primo ministro François Fillon si è sentito in dovere di commentare: “L’indignazione per l’indignazione non è una corrente di pensiero”.
Nel libretto di Hessel non manca un capitolo assai controverso: quello sul conflitto in Israele. Accanito difensore dei palestinesi, l’ex partigiano critica con asprezza le operazioni militari degli israeliani nella Striscia di Gaza. L’École Normale Supérieure di Parigi, su richiesta delle associazioni ebraiche francesi, ha cancellato il dibattito in programma con Hessel, che riguardava la campagna Bds (boicottaggio, disinvestimento, sanzioni) contro Israele, alla quale lui ha aderito. “Mio padre era ebreo, sono scampato a Buchenwald, le accuse di antisemitismo non mi sfiorano”, è stata la sua replica.

Mario Avagliano (Il Messaggero, 18 marzo 2011)

Copyright © Mario Avagliano 2011

2 commenti:

  1. Tornata ieri da Parigi, posso confermare che questo libricino è in vendita ovunque al costo di 3 euro, cifra irrisoria per la divulgazione di un pensiero così semplice e profondo al tempo stesso. Ha fatto un' enorme presa sui "cugini d'oltralpe" che a differenza nostra vivono lo spirito "nazionale" come un' esigenza naturale.
    Quando queste voci che hanno vissuto in prima persona i travagli della storia non ci saranno più, a chi avranno passato il testimone? Chi lo ha voluto ricevere sarà in grado di custodirlo e onorarlo? O saremo così abituati all'apatia che non ci accorgeremo più che stanno distruggendo la nostra dignità di cittadini? INDIGNAMOCI, dunque!

    RispondiElimina
  2. Dobbiamo prendere noi in mano il testimone. Realizzando i valori della Resistenza... Grazie delle tue riflessioni Farfy!

    RispondiElimina