Prosegue con grande successo di pubblico e di critica il tour della Memoria di presentazione del libro Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia. Diari e lettere 1938-1945 di Mario Avagliano e Marco Palmieri (Einaudi 2011, euro 15).
Dopo le tappe a Roma, Milano, Torino, Asti, Bologna, Oristano, Reggio Emilia, Modena, Alba, Roccapiemonte, Fossoli, San Benedetto del Tronto, Bergamo, Cava de’ Tirreni, Alatri, Frosinone, Nocera Inferiore, Campagna, Sant’Angelo in Lizzola, Macerata, Urbisaglia, Napoli, Poggiomarino, Montecorvino Rovella, Mesagne, Palermo, ora Mario Avagliano torna in Campania. Sei appuntamenti sono previsti tra il 29 e 30 aprile.
Il 29 aprile alle ore 9 Mario Avagliano sarà a Cava de' Tirreni, al Liceo Classico "Marco Galdi", alle ore 11 a Nocera Inferiore, al Liceo Magistrale "Galizia", alle ore 15 a Salerno, all’Istituto Tecnico Professionale “Focaccia”. Alle ore 12,45 sarà ospite in diretta di Telecolore Salerno.
La sera del 29 aprile, alle ore 19, sarà ad Avellino, al Circolo della Stampa, con Generoso Picone, responsabile de Il Mattino Avellino, Gianni Marino, direttore dell’Archivio Storico della Cgil Avellino, e Mario De Prospo dell’Anpi Avellino.
Il 30 aprile alle ore 9 sarà a Benevento, al Liceo Scientifico, e alle ore 19, a Benevento città, presso la Libreria Luidig (Corso Garibaldi, Palazzo Collenea).
Nel suo tour campano Mario Avagliano sarà accompagnato da Claudio Bartiromo dell’Einaudi, che leggerà brani dei diari e delle lettere tratti dal libro.
IL LIBRO
La persecuzione degli ebrei in Italia, dalle leggi razziali del 1938 al ritorno dei pochi sopravvissuti dai campi di sterminio tra il 1945 e il 1946, raccontata per la prima volta attraverso la viva voce delle vittime, “registrata” giorno per giorno in centinaia di lettere e diari per lo più inediti dell’epoca. Il libro di Mario Avagliano e Marco Palmieri, pubblicato da Einaudi col titolo “Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia. Diari e lettere 1938-1945 ” (390 pp., euro 15), ricostruisce l’intera vicenda storica della bufera razziale in Italia attraverso gli scritti coevi, inquadrati da un ampio saggio storico e raccolti in forma di antologia.
Il libro – come scrive Michele Sarfatti nella prefazione – ci consegna “una storia corale di quell’evento, tramite le parole di chi ne fu vittima, fissate sul momento in forma di lettera o diario”. Così, seguendo le annotazioni quotidiane, si va dall’incredulità per il Manifesto e le leggi razziali («Sarò tagliato fuori dalla vita del mio paese che ho tanto amato» scrive il poeta Umberto Saba; «Come è possibile che non sia più ritenuto degno di essere figlio d’Italia?» si domanda un reduce della prima guerra mondiale), alla scelta estrema del suicidio per l’umiliazione e l’emarginazione subita («debbo dimostrare l’assurdità malvagia dei provvedimenti razzisti» è l’ultimo scritto dell’editore modenese Formiggini); dalla reclusione nei campi di internamento italiani («Volentieri mi tramuterei in un uccello per respirare l’aria libera» scrive una bimba a Ferramonti), alla cronaca dal vivo degli eccidi (come all’Hotel Meina) e delle retate (a Roma il 16 ottobre 19 43 e in altre città); dalla fuga in Svizzera alla vita in clandestinità, alla partecipazione alla Resistenza, fino alla cattura, alla raccolta nei campi di Fossoli e Bolzano e agli ultimi disperati biglietti lanciati di treni (“Con il cuore afflitto lascio la mia terra natia”, “Siamo in viaggio per terre lontane pieni di fiducia”, “Ti scrivo in treno. Salvatevi!”). Il flusso della scrittura s’interrompe solo con la deportazione e il vuoto che ne deriva è colmato solo in parte dagli scritti dei pochi sopravvissuti durante il ritorno a casa che chiudono il volume (Primo Levi, in una di queste lettere inedite, anticipa i contenuti de La Tregua).
Il libro raccoglie anche molti diari e lettere scritti dagli ebrei italiani e stranieri reclusi dal regime fascista in numerose località di confino e nei campi d’internamento dell’Italia Meridionale, in particolare nei due più grandi, allestiti a Campagna in provincia di Salerno e a Ferramonti in Calabria. Questa circostanza si rivelò fortunata – come sottolineano Avagliano e Palmieri – perché dopo l’armistizio gli ebrei internati al sud furono liberati dagli anglo-americani e scamparono alla deportazione e questo ha contribuito a far dimenticare, nelle ricostruzioni del dopoguerra, la durezza e la brutalità del provvedimento d’internamento, che invece emerge nitidamente dai diari e dalle lettere dell’epoca. «Qua, nel campo, nelle baracche, tutti sono uguali – annota un internato – tutti hanno qua solo una branda di legno e un sacco di paglia, senza riguardo alla posizione sociale che occupavano in libertà. Indifferentemente se dottori, avvocati, maestri, sarti o calzolai, tutti uguali». «Ci troviamo - scrive un altro - in circostanze disastrose. Una grande sala di cinema serve da dormitorio di noi tutti 46. Lo spazio fra i letti è appena di 40 cm . e a stento passabile. Nessuna possibilità di riscaldamento esiste nella sala in quanto installandovi una stufa l’aria diventerebbe irrespirabile. D’inverno e d’autunno quando dovremo per forza chiudere le porte laterali della sala, rimarremo nel freddo, in un buio quasi notturno e senza ventilazione. A causa del vitto, del clima e dell’acqua 20 per cento di noi sono affetti da una febbrile infezione viscerale di carattere». Tra i documenti storici particolarmente rilevanti – oltre ad alcuni scritti inediti da Ferramonti – l’accurata ricostruzione dell’internamento a Campagna da parte dell’ebreo di Fiume Eugenio Lipschitz, finora pubblicata solo in edizione fuori commercio.
Gli autori delle lettere e dei diari sono sia personaggi noti e affermati - come Umberto Saba, Gino Luzzatto, Leone Ginzburg, Vittorio Foa, Emanuele Artom, Emilio Sereni, Leone Ginzburg e Primo Levi – sia “persone comuni”, uomini, donne e bambini di tutta Italia e di ogni ceto sociale. La raccolta è frutto di un’accurata ricerca durata anni negli archivi pubblici, privati e di famiglia in Italia e all’estero. Le lettere sono state trovate in centinaia di archivi privati e di famiglia e sono state consultate anche importanti collezioni, come quella napoletana di Gianfranco Moscati, donata all’Imperial War Museum di Londra.
Ne viene fuori un libro che, come osservano i due autori nell’introduzione, è “un affresco storico che assume un significato particolare anche perché costituito di parole scritte dalle vittime di una persecuzione e di un crimine che il nazifascismo voleva mettere a tacere ed annientare, e che invece sono arrivate fino a noi, lasciandoci traccia tangibile, prova storica inconfutabile e memoria indelebile di ciò che è stato”. Cercando di non dimenticare che “l’invito di Primo Levi a meditare su ciò che è stato – scrive Sarfatti nella prefazione - vale non solo per ciò che accadde ad Auschwitz, ma per tutto ciò che è documentato dai brani riuniti da Avagliano e Palmieri nelle pagine di questo libro”.
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Mario Avagliano, giornalista e storico, è membro dell'Istituto Romano per la Storia d'Italia dal Fascismo alla Resistenza (Irsifar), della Società Italiana per gli Studi di Storia Contemporanea (Sissco) e del comitato scientifico dell’Istituto “Galante Oliva”, e direttore del Centro Studi della Resistenza dell'Anpi di Roma-Lazio. Collabora alle pagine culturali de Il Messaggero e de Il Mattino. Con Einaudi ha pubblicato: Generazione ribelle. Diari e lettere 1943-1945 (2006); Gli internati militari italiani. Diari e lettere dai lager nazisti 1943-1945 (2009).
Marco Palmieri, giornalista e storico, è membro dell'Istituto Romano per la Storia d'Italia dal Fascismo alla Resistenza (Irsifar) e della Società Italiana per gli Studi di Storia Contemporanea (Sissco) e collabora col Centro Studi della Resistenza dell'Anpi di Roma. Con Einaudi ha pubblicato: Gli internati militari italiani. Diari e lettere dai lager nazisti 1943-1945 (2009).
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