mercoledì 20 aprile 2011

Smuraglia: "L'Anpi coscienza critica dell'Italia"

Intervista a Carlo Smuraglia, nuovo presidente nazionale dell'Associazione partigiani:  
“L’Anpi non svolge solo la fondamentale funzione di memoria storica rispetto alla stagione eroica della lotta di liberazione. Ha anche la funzione di custodia attiva, impegnata, dei valori su cui si fonda la Repubblica italiana”.


Sabato 16 Aprile il Comitato Nazionale dell'ANPI, riunitosi a Roma, ha eletto come nuovo Presidente nazionale dell'associazione Carlo Smuraglia, 88 anni, già partigiano combattente, avvocato, senatore e docente di diritto del lavoro.
Prende il posto di Raimondo Ricci, che è stato indicato dal Comitato Nazionale come futuro Presidente del Comitato d'Onore ANPI.
Ad affiancare Smuraglia nella difficile guida di un'organizzazione che ha quasi 150 mila iscritti e sezioni in tutte le 107 province italiane, sono stati chiamati otto vicepresidenti: Armando Cossutta, Luciano Guerzoni, Giovanna Stanka Hrovatin, Lino "William" Michelini, Carla Nespolo, Marisa Ombra, Alessandro Pollio Salimbeni e Massimo Rendina (presidente dell'Anpi Roma-Lazio). 


Intervista a Carlo Smuraglia (dal sito anpi.it)
“L’Anpi non svolge solo la fondamentale funzione di memoria storica rispetto alla stagione eroica della lotta di liberazione. Ha anche la funzione di custodia attiva, impegnata, dei valori su cui si fonda la Repubblica italiana”. A sottolinearlo è Carlo Smuraglia, nuovo presidente dell’Associazione nazionale partigiani.
“Nostro compito è quello di far conoscere cosa fu la resistenza, l’antifascismo, la liberazione, ma anche far conoscere quello straordinario impegno collettivo che è la nostra Costituzione. Che deve essere valorizzata e soprattutti attuata”.
Quanto è cambiata l’Anpi in questi anni?
“Tantissimo. E la prima visiva dimostrazione è il numero crescente di giovani che all’Anpi si iscrivono. Ciò è stato possibile con la modifica dello statuto approvato nel 2006. Sono giovani antifascisti che come i partigiani che combatterono per la libertà credono nella democrazia, nella pace, nell’eguaglianza”.

Quanto pesa il problema generazionale nell’Anpi? Come lo state affrontando a livello operativo?
“Devo innanzitutto ricordare che sono ormai numerosissimi i giovani che svolgono, benissimo, ruoli dirigenti a tutti i livelli della nostra organizzazione. Certo, il problema c’è. Io non sono un giovanotto. Ma la mia elezione è stata una scelta consapevole. In questa fase difficile della storia del nostro Paese, abbiamo creduto che ai vecchi partigiani spettasse una funzione di garanzia. Una fase transitoria che tutti ci auguriamo, per il bene del Paese, si esaurisca presto”.

La crescita impetuosa dell’Anpi non può modificare la sua personalità, trasformarlo in un "quasi partito"?
“No, l’Anpi non sarà mai un partito. L’Anpi è la coscienza critica di questo Paese. E mai come in questi anni l’Italia ha bisogno di una forza pulita, autenticamente democratica, completamente disinteressata alle logiche di potere. Il degrado è sotto gli occhi di tutti. I continui attacchi alla magistratura, perfino alla Corte costituzionale, alla scuola pubblica, in un clima di perenne demagogia e disinformazione, costituiscono il segno di una pericolosissima deriva della nostra democrazia. Una situazione che assegna all’Anpi un ruolo di vigilanza, di difesa attiva dei valori su cui si fonda la nostra Repubblica”.

(mi.urb.)

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