Lei, Maria José di Savoia, è stata l'ultima regina d'Italia e tra il 1941 e il 1945 collaborò con l'antifascismo e la Resistenza. Lui, Benito Mussolini, fu il dittatore che privò l'Italia delle libertà politiche e civili, oscurando il potere dei Savoia. Una lettera spuntata dal passato e pubblicata il 31 agosto 2011 dal settimanale Oggi svela che negli anni Trenta, quando il fascismo registrava il massimo dei consensi, i due per un breve periodo sarebbero stati amanti e che la moglie del duce, Rachele, era a conoscenza della relazione. Il condizionale, in questa storia, è d'obbligo.
La lettera - La prova della liaison tra il duce e la regina detta "di maggio" (il suo regno durò solamente dal 9 maggio al 12 giugno 1946) sarebbe un testo di Romano Mussolini, il figlio di Benito morto cinque anni fa. Il documento risale al 1971 ed è indirizzato ad Antonio Terzi, allora vicedirettore del Corriere della Sera.
Nella missiva Romano scrive: "Posso in perfetta buona fede confermare che spesso in casa nostra si è parlato dei rapporti sia politici sia sentimentali tra Maria José e mio padre, e ti posso dire con sincerità che mia madre a tale proposito è stata sempre (anche se coi logici riserbi) assai esplicita: tra mio padre e l’allora Principessa di Piemonte v’è stato un breve periodo di relazione sentimentale intima, poi credo sicuramente interrotta per volontà di mio Padre". L'autenticità della lettera è stata confermata anche da Maria Scicolone, ex moglie di Romano Mussolini.
Non esistono al momento altre prove della presunta relazione tra i due. D'altra parte anche le fotografie che ritraggono la principessa e Mussolini assieme sono assai rare e riguardano esclusivamente cerimonie o altre occasioni ufficiali.
Una delle poche pubblicate dai giornali dell'epoca è del 1935 (vedi a fianco) e li immortala, insieme con altre persone, a un saggio di equitazione.
Maria Josè - Maria Josè di Savoia (Ostenda 1906-Ginevra 2001), nata Sassonia-Coburgo-Gotha, era figlia del re del Belgio Alberto I e sposò il futuro re d’Italia Umberto l’8 gennaio del 1930. Un matrimonio "combinato" tra le famiglie reali fin da quando erano bambini.
Mario Avagliano
La lettera - La prova della liaison tra il duce e la regina detta "di maggio" (il suo regno durò solamente dal 9 maggio al 12 giugno 1946) sarebbe un testo di Romano Mussolini, il figlio di Benito morto cinque anni fa. Il documento risale al 1971 ed è indirizzato ad Antonio Terzi, allora vicedirettore del Corriere della Sera.
Nella missiva Romano scrive: "Posso in perfetta buona fede confermare che spesso in casa nostra si è parlato dei rapporti sia politici sia sentimentali tra Maria José e mio padre, e ti posso dire con sincerità che mia madre a tale proposito è stata sempre (anche se coi logici riserbi) assai esplicita: tra mio padre e l’allora Principessa di Piemonte v’è stato un breve periodo di relazione sentimentale intima, poi credo sicuramente interrotta per volontà di mio Padre". L'autenticità della lettera è stata confermata anche da Maria Scicolone, ex moglie di Romano Mussolini.
Non esistono al momento altre prove della presunta relazione tra i due. D'altra parte anche le fotografie che ritraggono la principessa e Mussolini assieme sono assai rare e riguardano esclusivamente cerimonie o altre occasioni ufficiali.
Una delle poche pubblicate dai giornali dell'epoca è del 1935 (vedi a fianco) e li immortala, insieme con altre persone, a un saggio di equitazione.
Maria Josè - Maria Josè di Savoia (Ostenda 1906-Ginevra 2001), nata Sassonia-Coburgo-Gotha, era figlia del re del Belgio Alberto I e sposò il futuro re d’Italia Umberto l’8 gennaio del 1930. Un matrimonio "combinato" tra le famiglie reali fin da quando erano bambini.
Quando Maria Josè arrivò in Italia, Mussolini - almeno dal punto di vista politico - ebbe verso di lei un atteggiamento contraddistinto da freddezza. La fece sorvegliare e fino al 1939 chiese al capo della polizia, Arturo Bocchini, di informarlo su ogni suo incontro e ogni sua iniziativa. Alla stampa fece dare disposizione che Umberto e Maria Josè non venissero mai definiti «principi ereditari» ma solo «principi di Piemonte».
Negli ultimi anni del fascismo, a partire dal 1941, Maria Josè operò attivamente per destituire Mussolini ed ebbe frequenti rapporti con elementi dell'opposizione, tra cui Benedetto Croce, Ugo La Malfa, Ivanoe Bonomi, Alcide De Gasperi, finché nell'agosto del 1943 il suocero, re Vittorio Emanuele II, non le impose di troncare ogni rapporto con gli antifascisti, costringendola a ritirarsi con i quattro figli nella residenza estiva dei Savoia a Sant'Anna di Valdieri.
Dopo l'annuncio dell'armistizio (8 settembre 1943), Maria Josè riparò in Svizzera con i figli, da dove collaborò con il movimento resistenziale italiano.
Rientrata in Italia, dopo il referendum istituzionale sulla Repubblica (2 giugno 1946) seguì il marito in esilio in Portogallo, ma quasi subito si separò da lui, trasferendosi in Svizzera con il figlio Vittorio Emanuele.
Mario Avagliano
di Dino Messina
Aveva proprio ragione quell'editor alla Fiera del libro di Francoforte dell'anno scorso che mi raccontava la fine di una certa stagione storiografica. I grandi libri sulle dinastie, i racconti delle grandi guerre, i volumoni insomma che hanno avuto tanto successo per tutto il secondo dopoguerra non interessato più nessuno. Su un certo tipo di storia siamo agli scampoli. Allora non sorprende se uno dei pochi dibattiti di quest'estate, in cui sono stato latitante dal blog più per motivi di superlavoro che per vacanza, abbia riguardato la presunta relazione tra Maria Josè di Savoia e Benito Mussolini. A prova di questo gossip il settimanale "Oggi" esibisce una lettera di Romano Mussolini al compianto direttore Antonio Terzi, in cui si riportano pettegolezzi di famiglia e gelosie di donna Rachele, e una conferma di Maria Scilicone, nuora del Duce nonché sorella di Sofia Loren.
Oggi un'indignata Maria Gabriella, figlia di Maria Josè e di Umberto, il "re di maggio", ha scritto a Paolo Granzotto del "Giornale" ricordando che sua madre, donna colta, inquieta e raffinata, considerava Mussolini un "pacchiano" che nell'etimo partenopeo è la variante di pianura (pa' chiana) di cafone (colui che viene dalle montagne al mercato in città "con la fune"). Certo, il matrimonio di Maria Josè di Sassonia Coburgo con Umberto, figlio di Vittorio Emanuele III, non fu dei più felici. Dopo la cerimonia celebrata in pompa magna a Roma l'8 gennaio 1930 e i primi anni di spensieratezza, cominciarono a emergere i dissapori tra il prudentissimo erede al trono dei Savoia, e l'estroversa futura regina che amava la mondanità ma soprattutto i salotti intellettuali: lesse Croce, frequentò Ojetti, Papini, Manacorda e più in là il giovane Indro Montanelli. Maria Josè ebbe un ruolo anche dopo il 25 luglio, intessendo rapporti in Vaticano con il raffinato monsignor Montini e avendo il coraggio di mandare in Portogallo un suo emissario per convincere Salazar ad appoggiarla nella sua azione di un armistizio separato...
Tanta iniziativa non poteva essere tollerata dall'insofferente suocero che fece "esiliare" la bellissima Nuora a Sant'Anna di Valdieri, nel Cuneese, dove Maria Josè visse isolata con la servitù e i figli e dove apprese per caso dalla radio dell'armistizio dell'8 settembre e della fuga del re e del marito verso Brindisi... Una dinastia fellona quella dei Savoia che non sapeva proteggere nemmeno i propri eredi, tanto che Maria Josè con i figli fu portata in salvo in Svizzera dal colonnello medico Ferdinando Artena.
Dopo il referendum istituzionale e l'esilio del "re di maggio" in Portogallo, Maria Josè scelse la solitudine. Nel 1946 lasciò il marito a Cascais e comprò una casa a Merlinge, in Svizzera. Motivo ufficiale: i suoi occhi non sopportavano la luce abbagliante dell'Atlantico. In realtà Maria Josè, che mai si vantò delle sue azioni patriottiche, non sopportava il malinconico marito e, a parte i figli, voleva chiudere le relazioni con una famiglia, i Savoia, che non l'aveva mai compresa e amata davvero.
La relazione con Mussolini? Come direbbe Montanelli: non ci credo, anche se fosse vera.
dal blog: http://lanostrastoria.corriere.it
Oggi un'indignata Maria Gabriella, figlia di Maria Josè e di Umberto, il "re di maggio", ha scritto a Paolo Granzotto del "Giornale" ricordando che sua madre, donna colta, inquieta e raffinata, considerava Mussolini un "pacchiano" che nell'etimo partenopeo è la variante di pianura (pa' chiana) di cafone (colui che viene dalle montagne al mercato in città "con la fune"). Certo, il matrimonio di Maria Josè di Sassonia Coburgo con Umberto, figlio di Vittorio Emanuele III, non fu dei più felici. Dopo la cerimonia celebrata in pompa magna a Roma l'8 gennaio 1930 e i primi anni di spensieratezza, cominciarono a emergere i dissapori tra il prudentissimo erede al trono dei Savoia, e l'estroversa futura regina che amava la mondanità ma soprattutto i salotti intellettuali: lesse Croce, frequentò Ojetti, Papini, Manacorda e più in là il giovane Indro Montanelli. Maria Josè ebbe un ruolo anche dopo il 25 luglio, intessendo rapporti in Vaticano con il raffinato monsignor Montini e avendo il coraggio di mandare in Portogallo un suo emissario per convincere Salazar ad appoggiarla nella sua azione di un armistizio separato...
Tanta iniziativa non poteva essere tollerata dall'insofferente suocero che fece "esiliare" la bellissima Nuora a Sant'Anna di Valdieri, nel Cuneese, dove Maria Josè visse isolata con la servitù e i figli e dove apprese per caso dalla radio dell'armistizio dell'8 settembre e della fuga del re e del marito verso Brindisi... Una dinastia fellona quella dei Savoia che non sapeva proteggere nemmeno i propri eredi, tanto che Maria Josè con i figli fu portata in salvo in Svizzera dal colonnello medico Ferdinando Artena.
Dopo il referendum istituzionale e l'esilio del "re di maggio" in Portogallo, Maria Josè scelse la solitudine. Nel 1946 lasciò il marito a Cascais e comprò una casa a Merlinge, in Svizzera. Motivo ufficiale: i suoi occhi non sopportavano la luce abbagliante dell'Atlantico. In realtà Maria Josè, che mai si vantò delle sue azioni patriottiche, non sopportava il malinconico marito e, a parte i figli, voleva chiudere le relazioni con una famiglia, i Savoia, che non l'aveva mai compresa e amata davvero.
La relazione con Mussolini? Come direbbe Montanelli: non ci credo, anche se fosse vera.
dal blog: http://lanostrastoria.corriere.it
già, non sembra una storia credibili. è vero che Mussolini per il suo carisma e il suo potere piaceva a molte donne, ma Maria Jose era una principessa che non si lasciava certo ammaliare dal potere del duce, ed era un'intellettuale vera, invece che a mezzo servizio come Mussolini. Pare difficile pensare che ci sia potuto essere qualcosa anche agli inizi. Tuttavia non vuol dire che ciò che raccontava Romano Mussolini fosse necessariamente falso, può darsi benissimo che donna Rachele vedendo una donna così affascinante nello stesso circolo di potere frequentato dal marito fosse gelosa di lei anche senza motivo. Dopotutto era l'unica donna di potere assieme alla regina in un mondo tutto di uomini, quindi era l'unica persona di cui poteva essere gelosa a parte Claretta Petacci, visto che le amanti di Mussolini erano tutte anonime attricette, ballerine, e ragazze di varia vita che visitavano di nascosto palazzo Venezia con la complicità dell'usciere. La moglie probabilmente lo sapeva, e non potendo dare neanche un volto a queste tante amanti decise di prendersela con Maria Jose.
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