di Lionella Viterbo
Non credo che ci sia bisogno di illustrare la figura di Gianfranco Moscati, che tutti conoscono per il suo impegno in campo ebraico e in particolare per la sua importantissima raccolta, regalata nel 2007 all’Imperial War Museum di Londra, di 2500 documenti riguardanti le persecuzioni antiebraiche in Italia e in tutta l’Europa e l’antisemitismo in generale. Da questa collezione ha saputo trarre pubblicazioni e cataloghi per argomento i cui proventi sono destinati all’Ospedale Alyn di Gerusalemme e alla scuola elementare del disagiato quartiere di San Giovanni a Peduccio di Napoli, la città dove il Moscati, nato a Milano nel 1924, risiede da moltissimi anni. Per la sua opera, iniziata da giovanissimo, ha ricevuto nel gennaio 2011 il titolo di cavaliere al merito della Repubblica. Ma la sua attività non è ancora cessata. Collegandosi con le manifestazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia ha curato una nuova raccolta.
Una raccolta che “ci vuole mostrare una volta di più come la storia italiana sia e sia stata sempre strettamente connessa con quella più specifica della sua bimillennaria componente ebraica” come scrive Pia Jarach nella prefazione al bellissimo catalogo preparato per la mostra itinerante di questa nuova collezione intitolata Gli ebrei sotto il Regno Sabaudo con un sottotitolo che ne indica chiaramente gli argomenti: Combattenti – Resistenza - Shoah. Il catalogo, molto ben curato per la parte grafica da Manuela Musto, è uscito a Napoli per i caratteri della tipografia Origrame in occasione della Festa della Repubblica. Mi vorrei soffermare proprio su questo perché nello scorrere le sue pagine, riccamente illustrate, si ripercorre tutta la nostra storia di ebrei italiani degli ultimi 150 anni.
Molto significativa e attraente è anche la copertina. Sul davanti è riprodotta una famosa cartolina stampata nel corso della seconda guerra mondiale dagli alleati con otto effigi del re Vittorio Emanuele III con un copricapo sempre diverso a seconda degli eventi. Sul dietro invece è riportato il poco conosciuto manifesto affisso in tutte le città italiane con cui nel dicembre 1938 si invitava gli ebrei ad autodenunciarsi presso gli Uffici comunali dello stato civile entro il mese di marzo minacciando ai non adempienti l’arresto per un mese (e la multa di lire 3000, comunque inferiore alla taglia che sarebbe stata posta 5 anni dopo su ogni ebreo…). Questa disposizione, non troppo nota, fu sentita necessaria da quasi tutti gli ebrei, per lo meno giudicando dalle liste compilate dal Comune di Firenze, dove figurano anche nominativi di ebrei battezzati ma non certo di razza ariana. I primi dei 50 pannelli della collezione, ora in deposito a Milano presso l’Associazione Figli della Shoah, sono dedicati alle guerre risorgimentali. Il catalogo si apre con la lettera del Commissariato di leva di Saluzzo, datata 9 maggio 1948, che stabilisce “l’ammissione degli israeliti alla leva”.
Tra le altre foto segnaliamo quelle tratte dall’album curato nel 1860 da Alessandro Pavia con le immagini dei mille garibaldini sbarcati a Marsala tra i quali ben sette erano ebrei. Molti furono i giovani ebrei che nel 1911 parteciparono alla guerra italo–turca e subito dopo si trovarono impegnati nella Prima Guerra Mondiale; sono qui riprodotte cartoline inviate da Roberto Moscati, zio dell’autore, che cadrà in battaglia nel 1915, da Federico Jarach, ufficiale della Regia Marina, dei famosi filatelici Emilio e Mario Diena, tutti per parte materna legati anche alla Comunità fiorentina come lo era Dario Viterbo, qui non nominato, scultore e pacifista, che però si fece tutti gli otto anni di guerra. In tutte le Comunità furono apposte le lapidi con i nomi dei caduti: nel catalogo sono riportate le foto di quelle di Torino e di Roma e del piccolo monumento eretto nel 1928 a Firenze, nel giardino del Tempio.
La partecipazione ebraica alla guerra 1915-18 da parte di tanti giovani, ma anche di ebrei anziani, fu entusiasta e massiccia, e Gianfranco Moscati vi dedica molto spazio attingendo anche dai suoi album di famiglia. In particolare è significativo il numero degli ufficiali dei più alti gradi, le cui foto sono state raccolte dall’Ufficio storico dell’esercito. Tra questi il generale Giuseppe Ottolenghi, oriundo di Sabbioneta, istruttore del re che nel 1902 lo volle nominare senatore e Ministro della Guerra, il generale Umberto Pugliese del Genio Navale, richiamato in servizio in piene leggi razziste nel 1941 essendo l’unico ch poteva recuperare le corazzate affondate per un bombardamento nel porto di Taranto, e l’ammiraglio Augusto Capon, ucciso ad Auschwitz, che si presentò ai suoi futuri aguzzini in divisa e con tutte le medaglie (come si vede nella foto). Una tavola della mostra è dedicata al corpo delle infermiere della CRI, tanto attive in zona di guerra, esponendo molte foto e le medaglie delle quali è stata insignita Pia Del Vecchio, zia di Gianfranco Moscati, per parte materna discendente dalla famiglia piemontese Vitale. Nell’obbiettività della narrazione fotografica non potevano mancare le riproduzioni attestanti la partecipazione anche ebraica al movimento fascista che ebbe il culmine con la pubblicazione a Torino del mensile La nostra bandiera, la presenza dei giovani ebrei nella guerra italo-etiopica e a quella civile spagnola dove li troviamo su ambedue i fronti. L’ambigua condotta di Mussolini è rilevata dalla tavola dedicata al Bethar, la scuola marittima fondata a Civitavecchia nel 1935 dal movimento sionista dove alcune centinaia di giovani si prepararono a divenire i futuri marinai in terra di Israele. Partendo dall’ebraismo antifascista con documenti forniti da Umberto Terracini e il ricordo dell’eccidio dei fratelli Nello e Carlo Rosselli, dei quali è riprodotta la tomba in terra di Francia, è dato molto spazio al contributo ebraico alla resistenza ricordando in particolare Settimio Sorani, che tanto operò per la Delasem, e i numerosi giovani caduti combattendo tra i partigiani, dal dodicenne Franco Cesana, il più giovane di tutti, ai sette insigniti della medaglia d’oro. L’ultima sezione del catalogo affronta il tema della Shoah a partire dalle varie pagine di copertina dedicate dalla famosa Domenica del Corriere e da altre riviste ai disordini antisemiti in Russia alla fine del XIX secolo per arrivare a quella famosa della Difesa della Razza e alle varie testate dei giornali che propagandavano a grandi caratteri l’approvazione delle leggi razziste; seguono documenti e pagelle con evidenziata l’appartenenza alla razza ebraica e la riproduzione di manifesti e cartoline che si prendono beffa degli ebrei e uno schematico ma chiaro quadro della deportazione attraverso varie cartine, soffermandosi in particolare sulla storia di due bimbe, la fiorentina Sissel Vogelmann, catturata a Sondrio mentre stava rifugiandosi in Svizzera, e Susanna Silberstein, l’unica di tutta la famiglia salvatasi in un convento di Firenze. Una nota finale di serenità è data dalla riproduzione di due murales che ancora si possono vedere nelle strade di Santa Maria al Bagno, in Puglia. Si tratta di opere disegnate da ebrei, quasi tutti sopravvissuti nei lager, che lì attendevano di poter partire per Eretz Israel.
(InfoUcei, 2 novembre 2011)
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