di Mario Avagliano
L’ebraismo italiano ha finalmente un suo
Museo, nel cuore medievale di Ferrara. Nella città di Giorgio Bassani, dove è
ambientato il suo romanzo capolavoro Il giardino
dei Finzi Contini (sulle vicende di una famiglia ebrea a cavallo del
fascismo e delle leggi razziali), dal 20 dicembre si è illuminata la prima ala
del Meis, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah. È stata
aperta al pubblico la Palazzina di via Piangipane, che rappresenta il primo
luogo fisico del Meis e, in attesa della più ampia e moderna sede che sorgerà
alle sue spalle, inizierà da subito a raccontare la storia e la cultura
dell’ebraismo italiano attraverso mostre, convegni e dibattiti. L’inaugurazione
è avvenuta simbolicamente durante la festività ebraica di Hanukkah, la ‘Festa
delle Luci’.
Con l’apertura della Palazzina ha
ufficialmente inizio la grande avventura del Museo, la cui progettazione,
programmazione culturale e gestione sono affidate alla Fondazione Meis, costituita
da ministero per i Beni e le Attività Culturali, comune di Ferrara, Fondazione Cdec
e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. In occasione dell’inaugurazione la
palazzina ospiterà sino al 5 febbraio tre mostre curate da Raffaella Mortara,
la più significativa delle quali s’intitola Versione
Beth ed è un excursus attraverso
22 secoli di storia che testimoniano la presenza degli Ebrei in Italia, con l’esposizione di codici miniati,
volumi a stampa e documenti di svariate epoche, dal XIV secolo ai giorni nostri, che prende spunto
dall’importanza della lettera Betha all’interno dell’alfabeto e più in generale
della cultura ebraica.
Un’altra mostra, E’ arrivato l’ambasciatore, presenta in gigantografia il trattato
fra la prima ambasceria di Jehuda ha-Maccabi (Giuda Maccabeo) ed il Senato di
Roma, che attesta quanto lontani nel tempo siano stati i primi contatti tra
"ebrei" e "Italia" (161-162 a.C.). Infine ricca di suggestione
è anche Italia di luci, la
ricostruzione virtuale della nostra penisola, in cui si illuminano le città, i
borghi e i villaggi in cui gli ebrei hanno vissuto nel corso della loro
lunghissima storia italiana.
L’inaugurazione del museo ha avuto anche il
plauso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che in un messaggio ha
sottolineato che “offrirà un importante contributo per la conoscenza della
storia dell’ebraismo italiano e del nostro Paese”. Riccardo Calimani,
presidente della Fondazione Meis, ha affermato che la nuova struttura avrà
“respiro europeo” e Raffaella Mortara ha ringraziato
lo Stato italiano, spiegando che “non è il Museo degli Ebrei ma la casa di
tutti gli italiani. La memoria comune va condivisa e la comprensione delle
proprie radici affonda nel passato”.
L’appuntamento ora è ad aprile 2012, quando
sarà varato il progetto definitivo del Meis, che sarà seguito a settembre dal
progetto esecutivo, necessario per avviare le gare d’appalto e i cantieri. La
parte nuova del Museo sorgerà nell’ex carcere di Ferrara, nel quale dal 1922 al
1945 furono imprigionati antifascisti, partigiani ed ebrei, compreso Giorgio
Bassani, in molti casi torturati, fucilati o deportati. I lavori prevedono il
recupero della struttura di detenzione, che passerà da spazio chiuso, luogo del
dolore e della sofferenza, progettato per non lasciar uscire nessuno, a spazio
aperto della memoria. E il corpo centrale dell’edificio sarà costituito da
cinque volumi. Cinque come i libri della Torah, il testo sacro degli ebrei.
(Il Mattino, 10 gennaio 2012)
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