martedì 10 gennaio 2012

Ebrei italiani, un museo per non dimenticare


di Mario Avagliano

L’ebraismo italiano ha finalmente un suo Museo, nel cuore medievale di Ferrara. Nella città di Giorgio Bassani, dove è ambientato il suo romanzo capolavoro Il giardino dei Finzi Contini (sulle vicende di una famiglia ebrea a cavallo del fascismo e delle leggi razziali), dal 20 dicembre si è illuminata la prima ala del Meis, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah. È stata aperta al pubblico la Palazzina di via Piangipane, che rappresenta il primo luogo fisico del Meis e, in attesa della più ampia e moderna sede che sorgerà alle sue spalle, inizierà da subito a raccontare la storia e la cultura dell’ebraismo italiano attraverso mostre, convegni e dibattiti. L’inaugurazione è avvenuta simbolicamente durante la festività ebraica di Hanukkah, la ‘Festa delle Luci’.

Con l’apertura della Palazzina ha ufficialmente inizio la grande avventura del Museo, la cui progettazione, programmazione culturale e gestione sono affidate alla Fondazione Meis, costituita da ministero per i Beni e le Attività Culturali, comune di Ferrara, Fondazione Cdec e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. In occasione dell’inaugurazione la palazzina ospiterà sino al 5 febbraio tre mostre curate da Raffaella Mortara, la più significativa delle quali s’intitola Versione Beth ed è un excursus attraverso 22 secoli di storia che testimoniano la presenza degli Ebrei in Italia, con l’esposizione di codici miniati, volumi a stampa e documenti di svariate epoche, dal XIV secolo ai giorni nostri, che prende spunto dall’importanza della lettera Betha all’interno dell’alfabeto e più in generale della cultura ebraica.
Un’altra mostra, E’ arrivato l’ambasciatore, presenta in gigantografia il trattato fra la prima ambasceria di Jehuda ha-Maccabi (Giuda Maccabeo) ed il Senato di Roma, che attesta quanto lontani nel tempo siano stati i primi contatti tra "ebrei" e "Italia" (161-162 a.C.). Infine ricca di suggestione è anche Italia di luci, la ricostruzione virtuale della nostra penisola, in cui si illuminano le città, i borghi e i villaggi in cui gli ebrei hanno vissuto nel corso della loro lunghissima storia italiana.
L’inaugurazione del museo ha avuto anche il plauso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che in un messaggio ha sottolineato che “offrirà un importante contributo per la conoscenza della storia dell’ebraismo italiano e del nostro Paese”. Riccardo Calimani, presidente della Fondazione Meis, ha affermato che la nuova struttura avrà “respiro europeo” e Raffaella Mortara ha ringraziato lo Stato italiano, spiegando che “non è il Museo degli Ebrei ma la casa di tutti gli italiani. La memoria comune va condivisa e la comprensione delle proprie radici affonda nel passato”.
L’appuntamento ora è ad aprile 2012, quando sarà varato il progetto definitivo del Meis, che sarà seguito a settembre dal progetto esecutivo, necessario per avviare le gare d’appalto e i cantieri. La parte nuova del Museo sorgerà nell’ex carcere di Ferrara, nel quale dal 1922 al 1945 furono imprigionati antifascisti, partigiani ed ebrei, compreso Giorgio Bassani, in molti casi torturati, fucilati o deportati. I lavori prevedono il recupero della struttura di detenzione, che passerà da spazio chiuso, luogo del dolore e della sofferenza, progettato per non lasciar uscire nessuno, a spazio aperto della memoria. E il corpo centrale dell’edificio sarà costituito da cinque volumi. Cinque come i libri della Torah, il testo sacro degli ebrei.

(Il Mattino, 10 gennaio 2012)

Nessun commento:

Posta un commento