venerdì 23 marzo 2012

Ferdinando Agnini, martire delle Fosse Ardeatine. La sua storia per non dimenticare


di Maria Corbi
Studente di medicina, venne fucilato quando non aveva ancora 20 anni
Le fosse Ardeatine  portano incise le storie di uomini che hanno deciso di combattere dalla parte, ed è importante ripeterlo in anni in cui si cerca di mescolare tutto,  di comprendere chi fece la scelta opposta. Di dire che tanto erano tutti.  Il sangue di quei giovani rischia di sbiadirsi al sole accecante del revisionismo. Ed è importante ricordare i nomi e i cognomi, le storie e le scelte di chi si è opposto al fascismo, Di chi è stato trucidato alle fosse Ardeatine. E tra loro Ferdinando Agnini, studente di medicina, fucilato quando non aveva ancora 20 anni.

Una storia di cuore, ideali e coraggio che deve essere ricordata. Tanti ragazzi come lui ci hanno regalato un paese libero. Dopo l’8 settembre 1943 Agnini organizza insieme a compagni del quartiere Montesacro, zona a nord est di Roma, e del liceo Orazio,(l’unico liceo romano di periferia) il gruppo dell’Arsi (Associazione Rivoluzionaria Studentesca Italiana).  I ragazzi hanno tra i 14 e i 20 anni, hanno sogni e passioni comuni, giocano a pallone, si ritrovano al bar Bonelli di piazza Sempione o nuotano alla spiaggetta su fiume Aniene vicina al Ponte Vecchio. Un amicizia forte, un gruppo che condivide ideali, la voglia di lottare contro l’occupazione tedesca e quello che rimane del fascismo. Non hanno paura di rischiare la vita per quello che ritengono giusto e spesso sono più coraggiosi dei vecchi combattenti partigiani. Ferdinando Agnini è un leader naturale, un amico speciale, con un sorriso che disarma, alto e dinoccolato. Sempre in giro a trovare proseliti, a tenere le fila tra le persone, diffondere materiale di propaganda. A scrivere il suo foglio clandestino.




Insieme a lui si pone alla testa del gruppo anche Nicola Rainelli, studente di medicina come Ferdinando, e con un villino in via Monte Argentario, vuoto, lasciato libero dai genitori scappati al sud con il governo Badoglio. E’ il luogo ideale per nascondere le armi, ma anche per ritrovarsi per progettare azioni di sabotaggio, incontrare le ragazze, parlare del futuro.

L’Arsi vuole essere, come scrive Agnini, una forza capace di risvegliare la coscienza individuale e collettiva. Le azioni di sabotaggio sono continue,  come il taglio dei fili delle linee telefoniche tedesche. Agnini e gli altri manifestano contro le disposizioni del Rettore che impongono per dare gli esami di presentarsi con il certificato di presentazione al distretto militare. Si progetta di boicottare le lezioni  e di costituire un comitato studentesco cittadino in cui far confluire l’Arsi. I tedeschi sotto pressione dal non riuscire a fermare la resistenza usano qualche per farsi dare i nomi di attivisti e fiancheggiatori. Il 3 febbraio del ’43 entrano a Montesacro con un elenco di nomi e indirizzi. Riescono ad arrestare qualcuno dei ragazzi dell’Arsi, ma non Agnini. E riuscito a scappare e quando decide di tornare, quindici giorni dopo, viene arrestato. Si fida di un poliziotto a cui da un biglietto per il padre in cui chiede di avvertire gli amici.

Mai fidarsi di un fascista: il giorno dopo viene arrestato anche il padre Gaetano. Tutti e due sono trascinati a via Tasso. Ferdinando viene torturato e il padre ascolta in una cella vicino, urla che non dimenticherà mai. Nelle celle vicini altri compagni di lotta, come Lallo che compirà i suoi 18 anni in quel posto di orrore e verrà fucilato anche lui alle Ardeatine il 24 marzo. Dopo la Liberazione, sulla facciata dell'Istituto "Quinto Orazio Flacco", a Monte Sacro, è stata apposta una lapide "In questa Aula - Pur in oscuri tempi di vivere servile - A forti e liberi sensi - Educò mente e cuore - Ferdinando Agnini - che alle Fosse Ardeatine il 24.3.1944 - Immolava - Vittima consapevole - La sua giovinezza all'umanità libera - Professori e studenti lo vollero ricordare.

(La Stampa.it, 23 marzo 2012)


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