mercoledì 7 marzo 2012

Mostra dell'Anpi a Roma dal 10 marzo sui Criminali di guerra italiani

Sabato 10 marzo alle ore 15.30 presso il Museo della via Ostiense di Porta San Paolo a Roma verrà inaugurata la mostra promossa dall'Anpi di Roma e Lazio e curata da Davide Conti dal titolo “Criminali di guerra italiani. Fatti, personaggi, documenti”. 
Alla inaugurazione della mostra parteciperanno ed interverranno il Presidente dell'Anpi di Roma e Lazio  Francesco Vito Polcaro, il Procuratore militare di Roma Antonino Intelisano ed il curatore della mostra Davide Conti.


La mostra, divisa in sezioni e comprendente 18 pannelli, si divide in due parti presentando come antefatto e contestualizzazione storica foto e documenti d'archivio che ripercorrono le fasi dell'occupazione italiana dei Balcani (Jugoslavia, Grecia e Albania) durante la seconda guerra mondiale e dei crimini di guerra commessi dalle truppe del regio esercito nei confronti delle popolazioni civili locali e dei membri delle formazioni partigiane.
La seconda parte propone, attraverso documenti in gran parte provenienti dall'archivio del Ministero degli Esteri, la ricostruzione delle relazioni internazionali e degli equilibri geopolitici che permisero al governo italiano post-fascista di Badoglio e poi a quelli della Repubblica democratica di evitare la consegna a tribunali internazionali o l'estradizione nei paesi ex-occupati di migliaia di militari italiani iscritti nelle liste dei presunti criminali di guerra consegnate alle Nazioni Unite dalla Jugoslavia, dalla Grecia, dall'Albania, dall'Urss, dalla Francia e dagli anglo-americani.
Il lavoro, derivato dalle ricerche d'archivio che Davide Conti ha effettuato per la pubblicazione del volume “Criminali di guerra italiani. Accuse, processi, impunità”, si concentra sulle trattative, gli accordi, le tensioni nazionali e internazionali relative alla questione dei presunti criminali di guerra, cercando di evidenziare come e perché fu possibile assicurare l'impunità a centinaia di militari del regio esercito e di camicie nere dando luogo alla cosiddetta “mancata Norimberga” ed al mito autoassolutorio degli “italiani brava gente”.





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