La memoria difficile. La memoria scomoda. A Roma, tra il gennaio e il giugno 1944, durante il periodo “nero” – in tutti i sensi – dell’occupazione nazista, tre appartamenti dello stabile di via Principe Amedeo 2, nel cuore della capitale, vennero requisiti e adibiti a carcere della “banda Koch”, reparto speciale della polizia fascista di Salò, così chiamata dal nome del suo capo, il tenente Pietro Koch.
Nella famigerata Pensione Oltremare di via Principe Amedeo vennero rinchiusi, interrogati e seviziati numerosi patrioti antifascisti, partigiani della Resistenza, militari e poliziotti, come Pilo Albertelli, Eugenio Colorni, Franco Calamandrei, Carlo Salinari, Luigi Pintor, Maurizio Giglio e Luchino Visconti. Molti di essi vennero poi fucilati a Forte Bravetta o alle Fosse Ardeatine. La banda fascista di Koch, come ricostruito da Massimiliano Griner nel suo documentatissimo saggio (Bollati Boringhieri, 2000), collaborò anche col comando delle SS di via Tasso, diventando lo strumento operativo di irruzioni nelle sedi della Chiesa, alla ricerca di antifascisti, ebrei e militari ribelli, come l'assalto al Seminario Lombardo di Santa Maria Maggiore, nella notte tra il 21 e il 22 dicembre 1943, che portò all’arresto del comunista Giovanni Roveda e di vari ebrei, e l’assalto al convento annesso alla Basilica di S. Paolo, nella notte tra il 3 e il 4 febbraio 1944, che portò all'arresto di 67 persone fra ebrei, renitenti alla leva, ex-funzionari di polizia e alti ufficiali. Alcuni degli ebrei arrestati, consegnati alle SS tedesche, finirono poi ad Auschwitz. Koch inoltre procurò a Kappler diversi nominativi da inserire nella lista dei condannati a morte per rappresaglia alle bombe di via Rasella. Negli ultimi due anni il circolo romano dell’Anpi dell’Esquilino, intitolato a don Pietro Pappagallo, ha chiesto ripetutamente con sit in ed altre azioni di sensibilizzazione l’apposizione di una targa commemorativa presso lo stabile di via Principe Amedeo. La proposta dell’Anpi è stata recepita dal consiglio della I Circoscrizione, che nel gennaio 2010 ha approvato all'unanimità una mozione di appello al sindaco Gianni Alemanno. A seguito di queste iniziative, gli uffici dell’Assessore alla Cultura di Roma Capitale, Dino Gasperini, hanno chiesto al condominio l’autorizzazione. Tutto era già stato predisposto, il testo della targa e il punto di apposizione. Ma qualche giorno fa, proprio all’approssimarsi dell’anniversario delle Fosse Ardeatine, l’assemblea condominiale del palazzo, a maggioranza, ha deliberato di opporsi alla richiesta. Può un condominio impedire alla città di ricordare? E il comune di Roma può accettare di dimenticare?
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