di Mario
Avagliano
Il sisma che
ha colpito così duramente l’Emilia Romagna, purtroppo non ha risparmiato
neppure le strutture del campo di Fossoli, uno dei luoghi di Memoria della
Shoah italiana e della persecuzione degli ebrei e degli oppositori politici del
nazifascismo.
Esso fu
istituito da Mussolini nel maggio 1942 come campo per prigionieri di guerra
inglesi. Nel gennaio del 1944, come è noto, un’ala della struttura venne
requisita dalle SS e utilizzata come campo poliziesco e di transito
(Polizei-und Durchgangslager) verso i Lager del Reich, per la sua vicinanza
alla stazione ferroviaria di Carpi, considerata strategica perché posta sulla
linea del Brennero. I circa 5.000 prigionieri politici e razziali che passarono
da Fossoli ebbero come tragiche destinazioni i campi di Auschwitz-Birkenau,
Dachau, Buchenwald, Mauthausen, Bergen-Belsen, Flossenburg.
Su uno dei
convogli partiti dalla stazione di Carpi, il 22 febbraio 1944, viaggiò Primo
Levi, che rievocò la sua esperienza a Fossoli nelle prime pagine di "Se
questo e un uomo" e nella poesia "Tramonto a Fossoli": “L'alba
ci colse come un tradimento; come se il nuovo sole si associasse agli uomini
nella deliberazione di distruggerci”.
Nell’agosto
del 1944 l'avanzata degli Alleati costrinse i tedeschi a spostarsi verso nord e
a creare un nuovo campo a Bolzano Gries. La struttura di Fossoli continuò ad
ospitare persone, da ex-combattenti in disaccordo con i regimi sorti nelle loro
patrie a donne e orfani, fino agli ebrei che volevano salpare per la Palestina.
Poi nel 1947 le baracche si animarono delle risate e delle grida dei ragazzi
orfani di guerra della comunità Nomadelfia di Don Zeno Saltini. Infine nel 1952
il campo diventò il Villaggio San Marco, che raccolse la tragedia (e le
suppellettili) dei profughi istriano-dalmati.
Negli anni
Settanta il campo venne abbandonato. Alla fine degli anni Novanta gli studiosi
della Fondazione Fossoli hanno recuperato questo luogo della Memoria, tentando di
raccontare tutte le storie del campo, che attraversano il Novecento.
Come
documentano le immagini, tutte le baracche sono rimaste danneggiate in modo più
o meno grave dalle scosse del 29 maggio 2012.
Le
priorità della ricostruzione post-sisma sono chiare e ben evidenti, soprattutto
a chi in quelle zone abita: la possibilità per le persone di riprendere al
meglio il corso normale della vita. Il prima possibile.
Ma fin da
ora, come avvertono gli amici della Fondazione Fossoli, “dobbiamo domandarci
cosa può significare la perdita del patrimonio storico e culturale e
preoccuparci perché non si faccia silenzio intorno ai crolli di monumenti e
siti storici che ci appartengono, come il campo di Fossoli”.
Anche a
questo servono le immagini: a far sapere che il campo c’è e che deve continuare
ad esistere.
Intanto il
campo di Fossoli, che è stato dichiarato inagibile dalle autorità locali,
resterà chiuso fino alla fine di agosto, mentre il Museo monumento resterà
chiuso fino alla fine di giugno. L’auspicio è che possano riaprire entrambi in
condizioni di sicurezza e con il ripristino della situazione anteriore al
terremoto. Il sisma non può “chiudere” la Memoria.
(L’Unione
Informa, 19 giugno 2012)
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