martedì 6 agosto 2013

Lo strano patto tra Stalin, Hitler e Mussolini

di Mario Avagliano

Nell’agosto del 1939, quando fu siglato iI Trattato Molotov-Ribbentrop tra Terzo Reich e Urss, i giornali britannici pubblicarono irriverenti vignette che raffiguravano Adolf Hitler e Josif Stalin che si salutavano sul cadavere della Polonia, dandosi della “feccia della terra” e del “sanguinario oppressore dei lavoratori”, oppure si scambiavano una stretta di mano con la sinistra, mentre con la destra, dietro la schiena, impugnavano una pistola. Quando il 22 giugno 1941 le colonne corazzate tedesche irruppero in territorio sovietico, sembrò che il sarcasmo inglese avesse colto nel segno. E per oltre cinquant’anni una consolidata tradizione storiografica ha ribadito che quel trattato fu un accordo provvisorio attraverso il quale il Cremlino guadagnò il tempo sufficiente per prepararsi a sconfiggere il Moloch nazista. È andata proprio così? Un documentato saggio di Eugenio Di Rienzo e Emilio Gin, intitolato Le Potenze dell’Asse e l’Unione Sovietica. 1939-1945 (Rubbettino, pp. 514, € 17), avanza una tesi alternativa. Unione Sovietica e Germania, mentre si combattevano epicamente, sbandierando due visioni ideologiche opposte del mondo, trattavano sottobanco per formare una “Coalizione planetaria” destinata a comprendere anche Italia e Giappone e a distruggere il predominio mondiale anglo-sassone.
I due storici, facendo ricorso alle corrispondenze diplomatiche giapponesi, ai documenti di guerra dei National Archives di Washington, ai verbali del War Cabinet britannico, e spulciando i diari dei diplomatici italiani Luca Pietromarchi e Attilio Tamaro, ricostruiscono il lavorio dietro le quinte dell’Urss e delle forze dell’Asse, compresa l’Italia, teso a creare un blocco euroasiatico centrato sull'alleanza fra il nazionalsocialismo e il bolscevismo contro il nemico comune: la società capitalistico-borghese e l’odiato Occidente. L’idea accarezzata da Hitler, Stalin e Mussolini era quella di un’intesa politica invulnerabile sul piano militare, in grado di avere ragione della Gran Bretagna, con tutti i suoi Dominions, e degli Stati Uniti, con i Paesi dell’America Latina. D’altronde la Russia e il Reich, come aveva comunicato Ribbentrop a Molotov già nell’agosto del 1939, riportando testualmente una dichiarazione di Hitler, dovevano prepararsi per tempo a porre le basi di «una difesa emisferica contro l’aggressione americana che si sarebbe sicuramente materializzata tra 1970 e 1980».
Fu la polveriera balcanica a provocare la dissoluzione del blocco nazi-bolscevico e in particolare la disponibilità di Mosca a siglare il Trattato di amicizia e non aggressione con Belgrado, nell’aprile del 1941, alla quale Berlino rispose con l’immediata invasione della Jugoslavia. Nonostante la guerra, i rapporti sotterranei e clandestini tra Urss e forze dell’Asse proseguirono, soprattutto grazie alla mediazione del Giappone che aveva firmato, il 13 aprile 1941, un trattato di non aggressione con la Russia. Anche Palazzo Venezia e Palazzo Chigi svolsero un ruolo incisivo, dinamico e tutt’altro che marginale, iniziato subito dopo la fortunata contro-offensiva russa dell’inverno del 1941, per arrivare ad una pace di compromesso tra il colosso comunista e l’Europa sottomessa al Nuovo Ordine nazista.
Dopo aver assunto l’interim degli Esteri, il Duce scriverà tra il marzo e aprile 1943 due lunghe lettere a Hitler per spingerlo a «chiudere il capitolo russo». E sul tema tornerà ancora nei colloqui di Klessheim (7-10 aprile 1943), poi in quelli di Feltre (19 luglio), e, infine, nel mattino del 25 luglio, poco prima di essere arrestato, incontrandosi con l’ambasciatore giapponese a Roma. Mussolini insisteva sulla necessità di stipulare una tregua d’armi con Stalin e sapeva che, nonostante le apparenze, Hitler non era del tutto sordo alle sue richieste e che importanti gerarchi nazisti (Göring e Goebbels) erano favorevoli ad accettare quella soluzione. E il Cremlino non si sottraeva a quelle suggestioni. Insomma, il libro di Di Rienzo e Gin ci rivela che la «Grande Alleanza» antinazista era meno solida di quanto comunemente si creda (esattamente come non lo era l’Asse Roma-Berlino-Tokio) e che Stalin, sull’altare della realpolitik, prese in considerazione l’ipotesi di mollare Gran Bretagna e Usa al loro destino. Tutti questi sforzi fallirono. La “pace di Mussolini” non ebbe luogo e per fortuna non nacque l’Euroasia nazista-fascista-bolscevica immaginata dai leader dell’epoca. Il vecchio continente era però destinato ancora a soffrire e a dividersi. La fine del secondo conflitto mondiale portò alla “pace di Stalin” che, sui campi di battaglia e al tavolo della diplomazia, riuscì nel disegno di restituire alla Russia la statura imperiale dell’età zarista, provocando la lunga «guerra fredda», destinata a terminare solo nel novembre del 1989.

6 commenti:

  1. Solo due sprovveduti come Di Rienzo e Gin possono sostenere una tesi così assurda per di più senza aver mai visto alcun documentio né sovietico, né tedesco. Ed ancora più sprovveduto chi gli dia retta.

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  2. Uno dei due autori, Eugenio Di Rienzo, non essendo registrato sulla piattaforma google, mi prega via mail di postare la sua risposta. Eccola:
    "Se l’improvvisato “recensore” avesse letto il libro, saprebbe che è stato costruito sulla base dei documenti diplomatici italiani, britannici, francesi, statunitensi, nipponici e anche naturalmente tedeschi nell’arco temporale 1939-1945. Quanto alla documentazione sovietica, quella relativa alle “operazioni coperte” dello stesso periodo, conservata nell’archivio del Presidente della Federazione Russa, è ancora inaccessibile agli studiosi. Inserisco questa precisione a esclusivo beneficio dei lettori e quindi non intendo iniziare una polemica con il sig. Brunello la cui improntitudine è pari soltanto alla colossale ignoranza.
    Eugenio Di Rienzo"


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    1. tesi non assurda anzi, io aggiungerei anche il mondo arabo islamico nel blocco euroasiatico (ci furono le ss islamiche) non a caso oggi ci sono movimenti anche in russia e non solo di stampo rosso-nero (fasciocomunista) con simpatie con il mondo del fondamentalismo religioso .

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  3. Nulla di assurdo. A mio parere non c'era poi nemmeno così tanta necessità da parte dei Sigg Di Rienzo e Gin consultare gli archivi di mezza Europa per trovare tracce del patto (Von) Ribbentrop - Molotov. Basta scavare a fondo negli annali storici riguardanti tutto l'arco che va dall'alto Medioevo alla Rivoluzione francese e oltre per rendersi conto di una legittima intesa tra gruppi di germani e Bisanzio che si registra appunto dalla caduta di Roma allorquando un numero infinito di genti delle steppe e dalla penisola dello Jutland spinti gli uni dagli altri varca i confini del Limes e scorazza tra la Pannonia, la Penisola Italica, quella Ispanica, la Gallia e la Britannia in cui Goti e Longobardi in Italia divennero alleati di Bisanzio contro l'alleanza dei Franchi col Pontefice romano. Un altro mistero della storiografia ufficiale occidentale resta il fatto di ignorare completamente l'occupazione delle terre dei Rus' della Volinia e della Galizia ad opera della Polonia, appartenute ai principi Slavo orientali-Variaghi di Kiev che ereditarono il retaggio bizantino nel 988 d.C. ad opera del principe Vladimir che battezzò la Rus' al cristianesimo greco orientale. Era il periodo in cui Roma e Bisanzio si contendevano i popoli pagani del Nord-est Europa i cui strascichi sono ancora visibili tutt'oggi e non si possono ignorare quando si vuole scavare e indagare nella storiografia del XX secolo. La lotta si concluse con le crociate e la conquista latina di Costantinopoli che precedette quella ottomana, che impose alla Chiesa greca la supremazia di quella latina anche a Kiev,(nel frattempo Mosca aveva avuto una Chiesa autocefala fino a quando Pietro il Grande la soppresse in favore del Santo Sinodo) fatto che avrà ed ha tutt'ora oggi gravi ripercussioni nella storia dell'Europa centrale, motivo principale assieme alla polveriera balcanica della dissoluzione dell'URSS o Impero russo che dir si voglia. Ebbena la Polonia all'indomani dell'arrivo dei tatari da Oriente andò ad occupare le terre della Rus' con a capo i principi polacchi che presto si unirono alla corona lituana nella Confederazione Polacco-Lituana che si spinse ben oltre la Volinia e la Galizia, arrivando fino ad occupare Mosca nel 1605 (per poi essere cacciati) allorquando la morte di Ivan il Terribile e del primogenito lasciarono la Rus' senza eredi ed in preda al caos nel cosidetto Periodo dei Torbidi. Per circa 4 secoli, in poche parole la Polonia cattolica ha invaso la Russia, prima ancora che la Russia procedesse alla prima spartizione della Polonia avvenuta nel 1772. Questo non può e non deve essere ignorato se si vuole indagare sui numerosi Patti Ribbentrop-Molotov succedutisi nel corso dei secoli per contrastare i franco-latini, poi Impero britannico e poi americano. Sotto questa luce il patto Russo-Tedesco del 1939 è tutt'altro che "strano". Siccome eventi come la prima e la seconda guerra mondiale non sono eventi capitati a caso dal cielo come d'improvviso, ma il frutto di una serie infinita di avvenimenti concatenati l'uno con l'altro nell'arco di un tempo lunghissimo, al fine di evitare propaganda unilaterale fuorviante sarebbe giusto da parte della storiografia scavare non soltanto in archivi riguardanti un periodo limitatissimo e ininfluente di 3-4 anni ma in archivi riguardanti un arco temporale di oltre 1500 anni per trovare le giuste risposte agli avvenimenti cui siamo stati e saremo testimoni.

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  4. Stesso discorso vale per il mondo islamico che non va identificato esclusivamente col mondo arabo che ne fu l'iniziatore e il diffusore dalla Mesopotamia a Gibilterra e oltre fino alla Reconquista. L'Islam nelle terre che oggi chiamiamo Russia uralica, laddove termina a Ovest l'immenso bassopiano Sarmatico vi è penetrato ancor prima della discesa lungo il lago Ladoga e il fiume Dnepr, sino al Ponto Eusino, dei Varjaghi provenienti dalla Scandinavia a formare con le tribù slave orientali lo stato di Kiev che si sarebbe poi convertito al rito greco bizantino, cosa che aveva già fatto l'Impero Bulgaro-slavo che corrispondeva all'attuale territorio della Romania, Bulgaria, Serbia, Macedonia e Nord della Grecia, i quali mediarono poi la diffusione del Cristianesimo tra Kiev e Bisanzio mediante i preziosi scritti in slavo ecclesiastico che sostituirono il paleoslavo. L'Islam arrivò grazie allo Stato dei Bulgari della Volga (l'attuale Repubblica Autonoma del Tatartsan negli Urali che costituisce oggi una delle 21 Repubbliche autonome dei complessivi 83 soggetti federali dell'attuale Federazione Russa) che attraverso l'omonimo fiume attuò fiorenti commerci con l'Asia minore dominata dal Califfato Abbasside, attraverso i quali penetravano non solo merci e carovane ma anche missionari che vi costruirono moschee. Ma l'Islam nelle terre degli Urali e delle steppe meridionali che furono poi sottomesse da Ivan il Terribile e del Caucaso sottomesse dai Romanov in seguito, non aveva matrice araba, ma bensì turco-mongola in quanto eredi della Grande Orda d'Oro discioltasi attorno al 1500 che era a sua volta erede del grande retaggio di Gengiz Khan, che gli Zar russi cooptarono nella loro nobiltà al fine di assicurarsi la lealtà. L'islam in Russia non va confuso con il fondamentalismo religioso di matrice araba che si ispira alle sunne del Corano che è completamente estraneo e nemico sia alla Russia che a questo tanto decantato blocco euro-asiatico. L'Islam cosidetto fondamentalista si è mostrato molto amichevole e alleato verso l'Impero occidentale, anzi fa la sua massima comparsa proprio all'indomani della spartizione franco-britannica dell'Impero Ottomano dopo la fine della prima guerra mondiale quando gli Inglesi, ottenuti il mandato in Siria-Palestina dalla Società delle Nazioni (poi ONU) spalleggiano contemporaneamente sia il nazionalismo arabo che quello sionista. Il reclutamento nella seconda guerra mondiale delle SS bosniache da parte del Mufti di Gerusalemme riguarda questo ambito.

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  5. Rettifica: Il Bassopiano Sarmatico all'altezza della Repubblica autonoma del Tatartsan termina ad Est e non ad Ovest come erroneamente scritto al terzo rigo sopra.

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