Grande successo ieri a Roma per la "prima" del libro Di pura razza italiana di Mario Avagliano e Marco Palmieri (Baldini & Castoldi), che si è tenuta in una sala gremita di folla a Palazzo Valentini, sede della Provincia, a cura della Comunità ebraica di Roma e del Centro di Cultura ebraica. Due ore serrate di interventi e letture del libro, a cura dell'attore Alessio Di Caprio.
Dopo il saluto del commissario Riccardo Carpino, il presidente della Comunità ebraica, Riccardo Pacifici, ha sottolineato l'importanza di un libro che scalfisce il muro di silenzio che per lungo tempo ha coperto il tema delle leggi razziste italiane del 1938, in occasione del 75° anniversario della loro emanazione, pronunciando anche un duro J’accuse nei confronti delle istituzioni: «L'Italia non ha mai chiesto scusa agli ebrei, a differenza di quanto hanno fatto la Germania e la Francia».
Del libro hanno discusso, con i due autori, lo storico Amedeo Osti Guerrazzi e i giornalisti-storici Aldo Cazzullo e Roberto Olla.
Amedeo Osti Guerrazzi lo ha definito «un libro estremamente importante e completo, perché sulle leggi razziste c'è stata una immensa rimozione di massa, un oblio condiviso, che ha coinvolto l'intera popolazione e nessuno ha voluto vedere, sapere, capire cosa stava succedendo. Questo volume contribuisce a fare luce sulla galleria degli orrori dell’antisemitismo italiano».
Anche Aldo Cazzullo - autore di una appassionata recensione sul Corriere della Sera del 19 novembre - ha sottolineato che «questo libro chiama in causa la coscienza di tutti gli italiani. Una vulgata molto diffusa racconta che Mussolini fu uno statista provvido fino al '38, quando commise l'errore di legarsi a Hitler che lo trascinò nella persecuzione degli ebrei e nella guerra. Questo libro ha il grande merito di smascherare questa vulgata».
«Un libro necessario - ha aggiunto Roberto Olla, che ha moderato il dibattito toccando punti caldi e centrali che hanno coinvolto anche il pubblico in sala con interventi e domande - perché il binario su cui correvano le opere di divulgazione su questo tema era troppo stretto nel dualismo fra le leggi razziste volute dal regime da un lato e i giusti italiani dall'altro. Per questo è un libro da divulgare, se vogliamo che il nostro presente faccia i conti col nostro passato».
E’ stato letto anche un messaggio del ministro dei Beni culturali Massimo Bray, il quale ha scritto tra l’altro: «L’approvazione delle leggi razziali rappresenta, ancora oggi, una ferita aperta e una pagina buia della nostra storia del secolo scorso. A 75 anni dalla loro promulgazione, il volume che oggi viene presentato ha il pregio di voler costituire un ulteriore e prezioso tassello per la ricostituzione di una imprescindibile memoria collettiva, radice di ogni vero spirito democratico e speranza per un futuro di pace, a difesa della persona e dei suoi diritti inalienabili».
Nella parte finale dell’incontro, Mario Avagliano si è soffermato sulla genesi del libro Di pura razza italiana, nato da uno stimolo dello storico Michele Sarfatti, che in varie occasioni aveva evidenziato un gap della ricerca sullo «spirito pubblico» della popolazione italiana non ebrea di fronte alle leggi razziali. «L’enorme mole di relazioni dei fiduciari del regime, di diari, di lettere, di documenti e di articoli della stampa coevi che abbiamo esaminato – ha affermato Avagliano – hanno smentito le affermazioni di Renzo De Felice, secondo cui gli italiani subirono le leggi razziste. Man mano che siamo venuti in possesso di questi documenti, è venuto fuori il ritratto di un’Italia molto piccola, fatta di persecutori, complici, approfittatori, sciacalli, opportunisti o tutt’al più di indifferenti. pochi i gesti di solidarietà, e quasi sempre in ambito privato».
«Ed è proprio questo il principale intento del libro, fare i conti, attraverso la rigorosa analisi del documenti e delle fonti, con un passato troppo a lungo coperto da una cattiva coscienza”, ha concluso l’altro autore, Marco Palmieri.
(Shalom7, 21 novembre 2013)
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