Anna Foa su Pagine Ebraiche: "Ascoltando le parole dedicate a Tullia Zevi ieri a Roma, in un Centro bibliografico affollatissimo e attento, ascoltando le sue stesse parole pronunciate solo pochi anni fa, nel 2006, in un bel video realizzato da Sorgente di Vita, saliva forte il rimpianto per la sua perdita, e insieme per la scomparsa di una generazione, quella di Tullia, che sentiamo di non essere capaci di rimpiazzare. Forse, questa sensazione di solitudine di fronte alla scomparsa dei nostri padri e delle nostre madri è qualcosa di comune, naturale. Ma ho la sensazione che da qualche parte si sia interrotta la catena della trasmissione dei valori e del sapere fra le generazioni. Che la generazione successiva a Tullia, cioè la mia, abbia fallito nel trasmettere, nel suscitare emozioni e passioni, nell'esercitare insomma la sua funzione in questa catena delle generazioni.
Negli ultimi anni, insegnando, e come me insegnando una materia come la storia, percepisco sempre più forte l'abisso che ci separa dai più giovani. Un abisso che non è fatto solo dalla mancanza di conoscenze, dal non sapere dilagante, ma da un altro modo di percepire, ragionare, pensare. Non un modo diverso, altrettanto valido e degno di rispetto, ma una modificazione del percorso mentale che seppellisce sapere e conoscenze. E il rimpianto per chi non c'è più, diventa rimpianto per un mondo razionale e appassionato insieme, un mondo di maestri capace di esser d'esempio e di trovare le parole che arrivino al cuore dei più giovani e insieme ne alimentino l'intelletto. Un rimpianto che è già, ben lo sappiamo, una rinuncia ai valori di quanti, come Tullia, si sono sempre rifiutati di piangere sul presente e hanno sempre guardato avanti, anche in momenti più tristi e difficili di quelli pur tristi di oggi".
Negli ultimi anni, insegnando, e come me insegnando una materia come la storia, percepisco sempre più forte l'abisso che ci separa dai più giovani. Un abisso che non è fatto solo dalla mancanza di conoscenze, dal non sapere dilagante, ma da un altro modo di percepire, ragionare, pensare. Non un modo diverso, altrettanto valido e degno di rispetto, ma una modificazione del percorso mentale che seppellisce sapere e conoscenze. E il rimpianto per chi non c'è più, diventa rimpianto per un mondo razionale e appassionato insieme, un mondo di maestri capace di esser d'esempio e di trovare le parole che arrivino al cuore dei più giovani e insieme ne alimentino l'intelletto. Un rimpianto che è già, ben lo sappiamo, una rinuncia ai valori di quanti, come Tullia, si sono sempre rifiutati di piangere sul presente e hanno sempre guardato avanti, anche in momenti più tristi e difficili di quelli pur tristi di oggi".
Nessun commento:
Posta un commento