martedì 28 giugno 2011

Novantenni alla riscossa anche in Italia: "Giovani, ribellatevi!"

di Mario Avagliano

Chi l’ha detto che l’Italia non è un Paese per vecchi? È vero il contrario. Lo testimonia il fiorire in libreria di scritti di ottantenni e novantenni. La scintilla l’ha accesa il successo anche italiano di Indignatevi!, il libretto rosso del partigiano novantatreenne francese Stéphane Hessel (ADD, pp. 62, € 5). È stato come scoperchiare il vaso di Pandora e, sull’esempio di Hessel, altri terribili nonnetti hanno rotto il silenzio dorato nel quale si erano chiusi da tempo.


È il caso di Massimo Ottolenghi e del suo pamphlet Ribellarsi è giusto (Chiarelettere, pp. 121, € 12). Ottolenghi, classe 1915, ebreo torinese, allievo di Massimo Mila, compagno di scuola di Emanuele Artom, partecipò alla Resistenza con Giustizia e Libertà e fu militante del Partito d’azione con Ada Gobetti. Attraverso il suo libro, nell’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia, invita i giovani a ribellarsi e a farlo subito, “prima che sia troppo tardi”. “È il vostro momento – scrive -. Il momento dei valori più alti da contrapporre agli interessi meschini e di parte. Non tutti sono rassegnati. Molti vi seguiranno. […] Provate a pensare il futuro a vostra immagine, non secondo quella dei vostri padri che sono incapaci di andare oltre questo fango”.


Per Ottolenghi occorre mettere in atto un risveglio del pensiero, della coscienza, dell'azione. La vera rivoluzione sta nel salvare le istituzioni nate dalla Resistenza, nell'appropriarsene e sentire che queste appartengono a noi, al cittadino, non ad una casta che non ci rappresenta. “Occorre un nuovo Risorgimento e rifarsi ai valori che hanno animato quelle generazioni, pronte al sacrificio della vita per la libertà e l’indipendenza”. La scuola pubblica, come la Magistratura e la Costituzione, sono i baluardi democratici da difendere. La ricetta di Ottolenghi è semplice. Per combattere la cultura dell'illegalità che dilaga nel nostro Paese, è necessario che la legalità diventi rivoluzione.
Un monito alla rivolta morale che ricorda quello di Antonio Gramsci e don Lorenzo Milani, dei quali non a caso sono stati ristampati i libri Odio gli indifferenti e A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca (entrambi per i tipi di Chiarelettere). E che viene raccolto anche da Luciana Castellina, con il suo saggio Ribelliamoci! L’alternativa va costruita (Aliberti, pp. 80, € 7,90), nel quale prova a ragionare - assieme a don Andrea Gallo, Margherita Hack, Gianfranco Mascia, Germano Nicolini, Tino Tellini, Marco Travaglio ed Enrico Vaime - su ciò che viene dopo l’indignazione. Perché, come afferma l’altro grande vecchio Pietro Ingrao, anche lui classe 1915, in Indignarsi non basta (Aliberti, pp. 62, € 5), è illusorio pensare “che l’indignazione possa supplire alla politica e, in primo luogo, alla creazione delle sue forme efficaci”. Il vento è davvero cambiato?


(Il Mattino, 28 giugno 2011)


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