Un nuovo libro affronta il tema dell'eccidio nazista avvenuto a Bolzano all'alba del 12 settembre 1944. Un eccidio dimenticato, mai indagato né da storici né da tribunali, nel quale furono assassinati 23 giovani, che erano stati rinchiusi nel campo di concentramento di Bolzano. La ricerca è stata avviata nel 2003 da Carla Giacomozzi, che dal 1995 ha iniziato presso l'Archivio Storico della Città di Bolzano il Progetto "Storia e memoria: il Lager di Bolzano", e svela i veri motivi dell'operazione.
All'alba del 12 settembre 1944 un gruppo di militari tedeschi, accompagnato da guardie ucraine del Lager di Bolzano, uccise 23 giovani uomini nella caserma Mignone, seppellendoli subito dopo in una fossa comune del cimitero maggiore di Oltrisarco. I 23 erano militari di varie regioni italiane che dopo l'8 settembre 1943 avevano deciso di combattere per il Regno del Sud, e che in Puglia avevano svolto il loro addestramento.
Erano stati catturati fra la fine del 1943 e i primi mesi del 1944 in più località dell'Italia centrale e settentrionale nel corso delle loro missioni clandestine. Dalle carceri in cui erano stati rinchiusi, alcuni di essi per parecchi mesi, erano passati poi nelle carceri veronesi, da cui poi giunsero nel Lager di Bolzano. I loro corpi furono riesumati nel giugno 1945 da una commissione alleata, che provvide a dare loro sepoltura cristiana. I nomi furono però identificati alla fine di giugno, quando non fu più possibile associare un'identità a ciascuna salma. Per questo motivo i 23 non sono potuti tornare alle loro città d'origine, ma riposano ancora oggi nel cimitero militare di San Giacomo.
Erano stati catturati fra la fine del 1943 e i primi mesi del 1944 in più località dell'Italia centrale e settentrionale nel corso delle loro missioni clandestine. Dalle carceri in cui erano stati rinchiusi, alcuni di essi per parecchi mesi, erano passati poi nelle carceri veronesi, da cui poi giunsero nel Lager di Bolzano. I loro corpi furono riesumati nel giugno 1945 da una commissione alleata, che provvide a dare loro sepoltura cristiana. I nomi furono però identificati alla fine di giugno, quando non fu più possibile associare un'identità a ciascuna salma. Per questo motivo i 23 non sono potuti tornare alle loro città d'origine, ma riposano ancora oggi nel cimitero militare di San Giacomo.
Per scrivere il libro 23. Un eccidio a Bolzano, la Giacomozzi ha lavorato in prima battuta sulle vittime e quello che ne è risultato non sono tanto dei medaglioni biografici quanto piuttosto una ampia luce sulle ragioni dell'eccidio.
L'eccidio di Bolzano non è stata una rappresaglia, come spesso è stato definito, bensì l'esito di un'operazione di polizia mirata all'eliminazione di uomini che avevano ricoperto ruoli di primo piano in missioni militari clandestine inviate dal Governo di Brindisi nell'Italia della RSI e delle due Zone di Operazioni sottoposte al governo nazista (la Zona di Operazioni nelle Prealpi, con capoluogo Bolzano, e la Zona di Operazioni nel Litorale Adriatico, con capoluogo Trieste).
Le regioni di provenienza anagrafica dei 23 sono molteplici: Emilia Romagna, Puglia, Veneto, Marche, Lombardia, Lazio, Toscana, Istria.
Le 23 vittime erano state catturate nel corso di missioni clandestine, condotte dal Governo di Badoglio a Brindisi di concerto con il SOE - Special Operation Executive inglese - e con l'OSS - Office of Strategic Service americano. Nove di esse sono state identificate con i relativi componenti, operative in un arco di tempo che va dal 1° dicembre 1943 (Missione Rye) al 4 maggio 1944 (Missione Nino - La Fonte Chain).
Si aprono ad un nuovo inquadramento circostanze quali il rapporto stretto e vitale che la Resistenza ai suoi albori ebbe con il Governo di Brindisi e gli alleati inglesi ed americani.
Altri capitoli del libro sono dedicati alla storia dei corpi dei 23: la loro uccisione, l'esumazione, le modalità della loro identificazione, le loro sepolture dalla fossa comune in cui sono stati gettati da mano nazista alla ricollocazione nel Cimitero Militare di San Giacomo di Bolzano.
Un altro tema accennato è la memoria che la città di Bolzano ha e ha avuto di questo eccidio e quali memorie locali siano state conservate nei luoghi di nascita dei 23.
Nel caso di Bolzano esiste una memoria più "antica" dell'eccidio, cioè relativa ai primissimi anni del dopoguerra, e una memoria più recente: nel 2004 il Comune ha posto una lapide con i nomi dei 23 su ciò che rimane della ex Caserma Mignone di Bolzano / Oltrisarco in cui è avvenuto l'eccidio e ha dato avvio alla commemorazione ufficiale e pubblica di questo eccidio, ogni 12 settembre.
Nel 2010 è stata inoltre creata una rotonda pedonale per i 23, nella zona in cui sorgeva la Caserma Mignone oggi abbattuta e sostituita da un nuovo quartiere.
Il libro sarà presentato a Bolzano nel giorno del 67° anniversario dell'eccidio, lunedì 12 settembre alle ore 9.00 nella sala del Centro Civico Aslago-Oltrisarco, piazza Nikoletti 4 - via Claudia Augusta.
Seguirà alle ore 11.30 la commemorazione e la dedicazione ufficiale della rotonda dedicata ai 23.
Il libro è disponibile presso l'Archivio Storico della Città di Bolzano anche in versione tedesca con il titolo "23. Ein Massaker in Bozen", al costo di 15 euro.
Ecco il testo integrale on line del libro: clicca qui
Ecco il testo integrale on line del libro: clicca qui
Per gli altri lavori di ricerca di Carla Giacomozzi si rimanda al link: www.comune.bolzano.it / voce Cultura / voce Progetti Culturali / voce Progetto "Storia e memoria: il Lager di Bolzano".
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