Memorie private per ricostruire vicende pubbliche: dall'Archivio di Tutino alle grandi case editrici
di Mario Avagliano
Quanto scrivevano gli italiani nel secolo breve! L'odore del Novecento, come è intitolato il bel libro di Luciano Trincia (Gangemi 2011, pp. 143, euro 14,50), costruito sull’epistolario e i diari di una famiglia italiana residente tra l’Umbria, Roma, Napoli e Cava de’ Tirreni, era quello dell'inchiostro dei calamai e della carta da lettera.
Il saggio dello storico Trincia, campano di origine ma residente da anni a Zurigo, parte da un vecchio diario di guerra del padre Luigi, sepolto per anni in un cassetto, una scatola di fotografie scattate con una Zeiss Ikon Nettar degli anni Trenta e una lettera del novembre 1943 che parla di una tradotta tedesca diretta ai campi di lavoro in Germania. Attraverso le vecchie carte di famiglia, vien fuori una sorta di romanzo storico, in cui un microcosmo familiare finisce col simboleggiare e rappresentare le vicende del macrocosmo nazionale.
Raccontare la storia contemporanea d’Italia attraverso il lessico famigliare, tramite documenti intimi e privati come gli epistolari, i diari e le memorie, che consentono di penetrare nella camera segreta dei pensieri e delle emozioni degli italiani dell’epoca, è l’idea alla base della Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, in Toscana, fondata da Saverio Tutino, giornalista e scrittore scomparso appena quattro giorni fa. Tutino – il primo inviato italiano ad aver raccontato la rivoluzione cubana di Fidel Castro – aveva aperto la Fondazione di Pieve Santo Stefano nel 1984 e da allora ha raccolto e catalogato materiali di questo tipo, con un patrimonio di quasi 10mila testi.
Anche in Liguria è attivo da quasi un quarto di secolo un Archivio della Scrittura Popolare, presso il Dipartimento di storia moderna e contemporanea dell’Università di Genova, che ha accumulato più di 200 unità archivistiche, tra le quali un fondo di oltre 700 quaderni di scuola.
Negli ultimi anni c’è un fiorire di titoli sulle scritture private dei nostri connazionali. Una collana della casa editrice il Mulino - “Storie italiane” - è dedicata agli scritti più interessanti custoditi dall’Archivio di Pieve Santo Stefano. Tra questi figura il diario di Magda Ceccarelli De Grada, vincitore del Premio Pieve 2010, pubblicato di recente con il titolo Giornale del tempo di guerra (Il Mulino 2011, pp. 316, euro 23) che, come scrive Melania Mazzucco nella prefazione, è la storia intensa e appassionata della “formazione e maturazione di una donna che a poco a poco si rivela massaia, madre di famiglia, moglie di un artista, Raffaele De Grada, poetessa, scrittrice, cittadina, comunista e vivandiera della Resistenza”.
L’ultimo prodotto editoriale proveniente dalla miniera della memoria di Pieve Santo Stefano è Se potessi avere. Memorie degli italiani ai tempi della lira (Il Mulino 2011, pp. 250, euro 20), a cura del giornalista Diego Pastorino, che è una raccolta di storie vitalissime del Belpaese, sempre con l’ausilio di lettere o diari-testimonianze, nelle quali la presenza o più spesso l’assenza del denaro è la chiave del racconto collettivo. Si va dall’anarchico sardo che si affranca dall’analfabetismo e diventa commercialista, risparmiando per gli studi ogni lira guadagnata col duro lavoro di bracciante agricolo, al dodicenne ligure che deve ingegnarsi in ogni modo a procurare il cibo per la famiglia durante la seconda guerra mondiale.
Anche l’Einaudi da qualche anno propone antologie di lettere e diari su vari aspetti della storia italiana contemporanea, dalla Resistenza agli internati militari e alla persecuzione degli ebrei. La casa editrice torinese ha in uscita a gennaio 2012 un nuovo volume sulla straordinaria e drammatica vicenda della deportazione politica, che sarà intitolato Voci dal lager e ne ricostruirà la storia dimenticata attraverso lettere e diari perlopiù inediti di prigionieri politici, arrestati dai nazifascisti e deportati nel Reich tra il 1943 e il 1945 solo perché “colpevoli” di aver lottato per la libertà d’Italia.
A metà novembre sarà in libreria anche il primo volume della nuova collana storica della Marlin, “Il Filo Spinato”, che presenta diari e memorie inediti di prigionia, di deportazione e di guerra. Il primo titolo è Ho scelto il lager. Memorie di un internato militare italiano (Marlin 2011, pp. 72, euro 10) di Aldo Lucchini, che offre un prezioso spaccato dell’esperienza dei circa 650 mila ufficiali e soldati che, catturati dai tedeschi, nonostante i ricatti e le minacce subite, rifiutarono in massa il fascismo di Salò e la sua guerra, resistendo nei campi di concentramento tedeschi.
Va segnalato infine Già vinti nel cuore. Un carteggio famigliare (1936-1939) di Francesco Mancini (Solfanelli 2011, pp. 280, euro 20), che raccoglie le pagine scritte da due fratelli, Armando e Antonio Mancini, figli del podestà di un piccolo paese dell'Abruzzo. Pagine per lo più casalinghe, a volte poetiche, romantiche, a volte riflessive, amare. Ovviamente destinate a rimanere segrete. Insomma carte privatissime, scritte senza il senno di poi, che documentano però eventi storici straordinari. Che possiamo leggere al di là delle ideologie, delle storie divise dell'Italia degli anni Quaranta e di quei tempi dalla memoria ancor oggi tormentata.
(Il Mattino, 1° dicembre 2011, pag. 21)
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* La lettera nella foto è custodita presso il Museo di Pignaca
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