lunedì 19 dicembre 2011

Roma occupata 1943-1944: minacce e promesse messe al muro


di Mario Avagliano

Le vicissitudini di Roma durante l’occupazione nazista e negli anni dell’ultima guerra si possono “leggere” in filigrana anche attraverso i manifesti, bandi, proclami, ordinanze e avvisi affissi all’epoca sui muri della capitale. È il tema del catalogo Messi al muro. I manifesti conservati nel Museo storico della Liberazione (edizione Il Granatiere), pubblicato di recente a cura di Alessandra Olivieri, con un’introduzione di Antonio Parisella, presidente del Museo, che raccoglie il fondo conservato nella struttura di via Tasso.


Una raccolta straordinaria, nella quale spiccano i manifesti-capolavoro di Gino Boccasile (grande artista che si mise al soldo dei nazifascisti), e che costituisce, come scrive Parisella, “un’eloquente testimonianza dell’alterità dei cittadini nel loro insieme e dei diversi gruppi sociali nei riguardi degli occupanti nazisti e dei collaborazionisti fascisti”. Infatti, colpisce il mutare del tono dei bandi man mano che scorrono le settimane e i nazifascisti constatano il forte spirito di opposizione dei romani. Alle blandizie iniziali subentrano minacce via via sempre più gravi. Si passa quindi dalle promesse di pane e benessere alle taglie sulla testa dei partigiani e agli avvisi di fucilazione di ribelli.


Scorrendo le pagine del catalogo, par di rivivere il clima di terrore che si respirava nella Roma nazista di quei mesi. E fa impressione leggere il manifesto concepito dai partiti all’indomani della liberazione, nel giugno 1944: “Liberatori, il popolo romano vi saluta e vi ringrazia. Voi avete sotto gli occhi una cittadinanza ferita a morte da molti anni di servitù e di umiliazione, voi avete dintorno milioni di creature oppresse dalle peggiori sventure come la fame, la nudità e la vergogna; voi avete perciò dinanzi il compito più alto che tocchi a vincitori”.


(Il Messaggero, 19 dicembre 2011)

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