lunedì 30 aprile 2012

Tutta un'altra Resistenza. Un colonnello scomodo

di Andrea Rossi
 
La prima riflessione che ci è sovvenuta nel leggere questa pregevole biografia (Mario Avagliano, Il partigiano Montezemolo, Milano, Dalai, 2012) dedicata a Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo è il lasso temporale trascorso dall’esecuzione per mano nazista dell’alto ufficiale del regio esercito e l’uscita del volume: sessantotto anni. In sostanza, per conoscere nel dettaglio la vita di uno dei protagonisti della resistenza militare nel corso dell’occupazione tedesca c’è voluto lo stesso tempo che separa il 1848 dalla prima guerra mondiale; sarebbe (più o meno) come se di Goffredo Mameli o Luciano Manara si fosse timidamente iniziato a sapere qualcosa grazie agli studi di Benedetto Croce sulla storia d’Italia. Ci troviamo insomma di fronte a uno dei numerosi esempi, forse il più grave, del silenzio imbarazzato e imbarazzante che regna quasi ovunque negli studi resistenziali sul ruolo (spesso determinante) che ebbero i militari delle forze armate regolari nella guerra di liberazione. 

mercoledì 25 aprile 2012

La biografia di un eroe dimenticato della Resistenza

Al Colonnello Giuseppe Lanza Cordero di Montezemolo Mario Avagliano ha dedicato un’opera di coinvolgente intensità

di Annamaria Barbato Ricci

Il contrasto non poteva essere più stridente. Da un lato la cronaca quotidiana costellata da avventurieri, faccendieri, politicanti di cui emergono i saccheggi; dall’altra la nobile figura di un alto ufficiale dell’Esercito italiano, Giuseppe (Beppo) Cordero Lanza di Montezemolo, regista della resistenza militare a Roma e in Italia dopo l’8 settembre 1943 e, infine, dignitosamente andato incontro al proprio destino nella fatidica data del 24 marzo 1944, fra i 335 martiri delle Fosse Ardeatine.

martedì 24 aprile 2012

Storie – Il fascista del “Il sangue dei vinti” era un delatore di ebrei

Daniele Biacchessi
di Mario Avagliano

Chi conosce Daniele Biacchessi, giornalista, scrittore, vicecaporedattore di Radio 24, più volte premiato per la sua attività di reporter, sa che è anche un appassionato autore, regista e interprete di opere di teatro civile. Il suo ultimo libro, “Orazione civile per la Resistenza” (Promo Music), è una storia corale della guerra di liberazione, ripercorsa attraverso interviste, narrazioni di episodi e di luoghi della memoria.
Ma Biacchessi è anche un curioso, un cercatore di verità.
Da buon cronista, si era sempre chiesto chi fosse il fascista con le mani dietro la nuca , trascinato per le strade di Milano da alcuni partigiani armati, ritratto nella fotografia sulla copertina del saggio “Il sangue dei vinti” di Giampaolo Pansa, che a sua volta aveva tratto l’immagine dal libro dell’ex esponente della Repubblica Sociale Giorgio Pisanò, “Storia della guerra civile”.
Nella didascalia del libro di Pansa, in seconda di copertina, si parla genericamente di “fascista ucciso il 28 aprile 1945”.
Biacchessi non si è accontentato. Così è andato negli archivi dell’Istituto di Storia dell’Età Contemporanea (ISEC) di Sesto San Giovanni e si è messo alla ricerca di questa immagine.

"Voci dal lager" : intervista a Mario Avagliano

di  A. Lalomia  

Propongo in questa sede l’intervista che Mario Avagliano mi ha concesso per parlare del suo libro Voci dal lager, su cui ho già pubblicato dei post 1 .
Circa il volume su Montezemolo citato nell’ultima risposta 2 , vorrei precisare che l’intervista è stata concessa qualche giorno prima dell’uscita dell’opera.
Come emerge dal testo, finora, a livello politico, soltanto un partito ha invitato gli autori a presentare il libro nelle sue sedi.  Trovo che questo sia sorprendente, quando si pensi che il tema dovrebbe interessare tutti coloro i quali si riconoscono nei principi liberali e democratici. 

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Note

 V. ad esempio la recensione  Voci dal lager, di Avagliano-Palmieri.  Cfr. anche la pagina  “Libri consigliati”, sempre su questo blog.

2  Il partigiano Montezemolo , per i tipi della Casa Editrice Dalai, un testo che ha incontrato subito
grande consenso presso la critica, come del resto tutti i lavori di Avagliano, che sono stati recensiti da firme prestigiose del giornalismo italiano  (e non solo).
L’A.  si rivela sempre di più come uno dei nostri più brillanti e sensibili studiosi dell’età contemporanea, dedicandosi con passione ad un campo finora poco valorizzato dalla storiografia ufficiale.
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lunedì 23 aprile 2012

Il patriota Montezemolo. Intervista a Mario Avagliano

di Alessandra Stoppini

L’incipit della prefazione di Mimmo Franzinelli, presente nel volume “Il partigiano Montezemolo. Storia del capo della resistenza militare nell’Italia occupata” di Mario Avagliano (Dalai Editore 2012), sintetizza il senso dell’ultimo viaggio nella storia d’Italia dello storico e saggista campano.
“Questa documentatissima biografia rimedia a un’ingiustificata trascuratezza e reinserisce la figura di Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo nel circuito storiografico”.
Già il sottotitolo del libro fa comprendere il nucleo centrale dell’esistenza di un uomo “nato casualmente a Roma (nel 1901) e cresciuto a Torino, figlio di un ufficiale dell’Esercito appartenente a un illustre casato piemontese”, comandante del Fronte Militare Clandestino, ucciso dai nazisti nel massacro delle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944 e Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Breve ma feconda fu la vita di Cordero di Montezemolo, un’esistenza vissuta non da eroe ma semplicemente da patriota, come lui stesso preferiva definirsi, che l’autore ha ricostruito “nell’ambito familiare come negli aspetti professionali” consultando rari libri di memoria e saggi, cercando documenti negli archivi dello Stato Maggiore dell’Esercito e negli archivi privati dei figli di Montezemolo e dei nipoti Ripa di Meana e avvalendosi della preziosa testimonianza dei protagonisti di allora.

sabato 21 aprile 2012

Editoria, con "Il partigiano Montezemolo" va in scena l'altra Resistenza

di Giuseppe Musmarra

Il partigiano Montezemolo (Dalai editore) è un libro che si dovrebbe leggere anche se avesse tutte le pagine bianche. Si dovrebbe leggerlo comunque, come avviene per quei rari testi che realmente riempiono un vuoto. Questo vuoto riguarda non soltanto una persona, ma una parte della Resistenza che solo un Paese smemorato come il nostro ha potuto tendere a ignorare nel suo significato più profondo. Il libro verrà presentato per la prima volta domani alle 18 al Museo Storico della Liberazione di via Tasso.

"Il partigiano Montezemolo": il 22 aprile prima presentazione ufficiale a Roma, al Museo Storico della Liberazione

E' appena uscito in libreria il nuovo libro di Mario Avagliano, “Il partigiano Montezemolo. Storia del capo della resistenza militare nell’Italia occupata” (Dalai editore): Qui il link per maggiori informazioni: http://www.storiaxxisecolo.it/avagliano/Montezemolo/montezemolo.htm
Sarà presentato domenica 22 aprile alle ore 18 al Museo Storico della Liberazione di via Tasso.

mercoledì 18 aprile 2012

Storie - I 90 “giusti” sconosciuti di via Cenisio 77

di Mario Avagliano

Nella foto Gianfranco Moscati
Moshé Dana è un ebreo di nazionalità italo-turca che ora vive in Israele, dopo aver trascorso i primi venti anni della sua vita a Milano, in Italia. È l’unico sopravvissuto di una famiglia di sei persone, tutte perite ad Auschwitz. Si salvò grazie ai 90 inquilini di un caseggiato milanese, che lo nascosero a proprio rischio e pericolo. Moshè è un amico di vecchia data di Gianfranco Moscati, grande raccoglitore delle storie degli ebrei italiani perseguitati. Nati entrambi nel 1924, frequentarono assieme la materna e le elementari alla scuola ebraica di via Eupili. Moscati ci ha fornito la sua testimonianza inedita.
Isacco Dana, padre di Moshé, era emigrato in Italia nel 1925, assieme a cinque fratelli e alle rispettive famiglie. All’epoca Moshé aveva appena un anno di vita (era nato il 3 settembre 1924). Abitavano nella zona di corso Sempione, come i Moscati. Al mercatino di via Poliziano i Dana gestivano un banco per la vendita di calzetteria. “A Milano – racconta nel suo scritto – si stava abbastanza bene, nonostante il regime, tanto che nei primi degli anni trenta papà ottenne la cittadinanza italiana, che gli costò qualche mese di servizio militare (e più tardi molto di più)”. Il padre di Moshé fu l’unico dei sei fratelli turchi a fare questo passo.

domenica 15 aprile 2012

Il partigiano Montezemolo e la Resistenza tradita

Merito di Mario Avagliano, giornalista e storico, aver riscoperto la vicenda di Il partigiano Montezemolo (nella foto, Dalai editore, pp. 384, euro 17,50). Specialista di quel giacimento
di residui segreti novecenteschi che riguardano fascismo, Rsi, persecuzioni di ebrei, Avagliano ricostruisce una vicenda per tanti versi sconosciuta. Nella prefazione, Mimmo Franzinelli sottolinea l'importanza del personaggio Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo (colonnello sabaudo di vecchio stampo e parente di Luca Cordero), capo della Resistenza romana, torturato da Kappler in via Tasso, fucilato dai nazisti alle Fosse Ardeatine dopo un arresto caratterizzato da delazioni uscite dalle file della Resistenza.


(Venerdì di Repubblica, 13 aprile 2012)

mercoledì 11 aprile 2012

Montezemolo. Il colonnello partigiano che volle riscattare il re

E’ uscito oggi in libreria «Il partigiano Montezemolo» (Dalai editore, pp. 416, euro 22) del giornalista e storico Mario Avagliano. È la biografia dell’eroico colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, medaglia d’oro della Resistenza, nato a Roma, rampollo di una nobile famiglia piemontese, “fedele nei secoli ai Savoia” . Il saggio ripercorre tutta la storia dell’ufficiale: l’infanzia a Torino, l’arruolamento dopo il liceo come volontario nella Grande Guerra;  l’amore per la bella Juccia, diventata sua moglie; la brillante carriera militare e gli affetti familiari; la guerra in Spagna dalla parte di Franco; le missioni in Africa; i rapporti con Erwin Rommel ,  la “volpe del deserto”.  Nel luglio 1943 fu tra i protagonisti del colpo di stato per rovesciare Mussolini  e dopo l’8 settembre organizzò la resistenza militare a Roma e nell’Italia occupata, mettendo in piedi il Fronte militare clandestino e uno straordinario servizio di intelligence al servizio di Badoglio e degli Alleati. Un libro-ritratto di un eroe italiano tra i più meritevoli di menzione, dimenticato dalla storiografia. Anticipiamo ampi stralci della prefazione di Mimmo Franzinelli.

martedì 10 aprile 2012

Giuseppe Montezemolo. Il partigiano con le stellette

di Aldo Cazzullo

Poco tempo dopo la liberazione di Roma, il 29 luglio 1944, il generale Harold Alexander, comandante in capo delle Forze Alleate in Italia, inviò una lettera privata alla marchesa Amalia di Montezemolo, moglie del colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo: «Dear Marchesa Montezemolo, desidero esprimere la mia profonda ammirazione e la mia gratitudine per l'opera inestimabile e coraggiosa svolta da Suo Marito a vantaggio degli Alti Comandi Alleati ed Italiani durante l'occupazione germanica di Roma. Nessun uomo avrebbe potuto far di più, e dare di più alla causa del suo Paese e degli Alleati di quanto Egli fece: ed è ragione di rimpianto per me che Egli non abbia potuto vedere gli splendidi risultati della sua inalterabile lealtà e sacrificio personale. Con Lui l'Italia ha perduto un grande Patriota e gli Alleati un vero amico (…)».
Perché il capo delle forze anglo-americane ebbe parole di così grande elogio per questo ufficiale italiano? E come mai, a fronte di un giudizio così netto ed inequivocabile, confermato dal riconoscimento di una medaglia d’oro al valor militare, Montezemolo non è ricordato nei libri di storia?

Storie - Un condominio e la Memoria difficile

La memoria difficile. La memoria scomoda. A Roma, tra il gennaio e il giugno 1944, durante il periodo “nero” – in tutti i sensi – dell’occupazione nazista, tre appartamenti dello stabile di via Principe Amedeo 2, nel cuore della capitale, vennero requisiti e adibiti a carcere della “banda Koch”, reparto speciale della polizia fascista di Salò, così chiamata dal nome del suo capo, il tenente Pietro Koch.

mercoledì 4 aprile 2012

Storie - Addio a Sasà, il partigiano di via Rasella

di Mario Avagliano

Addio all’ultimo gappista di via Rasella. L’ex partigiano Rosario Bentivegna, 89 anni, nato a Roma il 22 giugno 1922, è spirato ieri pomeriggio, nella sua abitazione capitolina, dopo una vita ricca di battaglie e di impegno civile in politica (nei partiti di sinistra), nella professione di medico e nel sindacato (l’Inca-Cgil).
Il 23 marzo 1944, nel periodo oscuro dell’occupazione nazista della capitale, fu proprio il giovane Bentivegna, detto Sasà,  allora studente di medicina dagli occhialini rotondi, travestito da spazzino, ad accendere la miccia dell’esplosivo che fece saltare in aria 32 soldati del Battaglione Bozen (nei giorni seguenti il bilancio finale dei morti salì a 44, compresi due civili italiani). A ideare l’attacco era stato il suo amico Mario Fiorentini, intellettuale dai capelli arruffati, figlio dell’ebreo Pacifico, sfuggito miracolosamente alla retata del 16 ottobre 1943. I tedeschi “punirono” i romani con l'eccidio delle Fosse Ardeatine, nel quale furono barbaramente assassinate 335 persone, tra cui anche 75 ebrei.

martedì 3 aprile 2012

Addio a Bentivegna partigiano di via Rasella

di Mario Avagliano

E’ morto ieri pomeriggio, nella sua abitazione romana, Rosario Bentivegna, 89 anni, detto Sasà, nato a Roma il 22 giugno 1922 (l’anno della marcia fascista, “ma non ho fatto in tempo a farla”, diceva lui ironicamente), ultimo “orgoglioso” superstite del commando di partigiani comunisti protagonisti dell’azione di via Rasella. Il 23 marzo 1944 fu proprio Bentivegna, travestito da spazzino, ad accendere la miccia dell’esplosivo che fece saltare in aria 32 soldati del Battaglione Bozen. I tedeschi “punirono” i romani con l'eccidio delle Fosse Ardeatine.
Nelle ultime settimane Bentivegna si era gravemente ammalato. È spirato tra le braccia della compagna Patrizia Toraldo di Francia. Domani mattina alle 10,30 sarà aperta al pubblico la camera ardente allestita presso la sala “Peppino Impastato” della Provincia di Roma. Tra i primi ad esprimere il cordoglio, è stato Riccardo  Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, in viaggio ad Auschwitz, che ha dichiarato: “E’ morto un eroe ingiustamente accusato”. Un ricordo commosso di Bentivegna è giunto anche  dal presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti (“Fa parte di un gruppo di uomini e donne che ha permesso a noi di vivere in un paese democratico”), dall’Anpi nazionale, della cui presidenza era membro onorario, dall’Anpi romana, nella quale aveva lungamente militato, e dagli amici ex partigiani, da Mario Fiorentini a Massimo Rendina.

Via Rasella, intervista a Michela Ponzani: “Cedere al rischio di rappresaglie avrebbe fatto saltare la Resistenza”

di Mario Avagliano

“Sasà è stato per me come un padre”. Michela Ponzani, ricercatrice dell’Istituto Storico Germanico di Roma, è molto provata. Negli ultimi due anni ha lavorato fianco a fianco con Rosario Bentivegna, per scrivere il suo libro di memorie, uscito in novembre e intitolato Senza fare di necessità virtù (Einaudi). Proprio nei giorni scorsi, assieme a Bentivegna, aveva commentato le centinaia di messaggi, molti dei quali polemici, giunti a “Il Messaggero” a seguito dell’intervista all’ex partigiano Mario Fiorentini. Nonostante il dolore, non si sottrae alle domande: “Rosario avrebbe voluto che io rispondessi. Per tutta la vita ha lottato contro le falsità e le manipolazioni, soprattutto riguardo a via Rasella”.
Partiamo dall’accusa ai partigiani di non essersi costituiti per evitare la rappresaglia delle Ardeatine.
Nessun manifesto o comunicato che invitasse i partigiani a consegnarsi venne mai affisso e nessun appello radio venne diffuso. Nell’estate del 1948, interrogato dal giudice del Tribunale militare di Roma, il colonnello delle SS Herbert Kappler ammise che non c’era stato il tempo di affiggere manifesti, visto che il massacro delle Ardeatine fu compiuto in meno di 24 ore dall’azione.